Vi ricordate l’autista 59enne di origine serba, residente da un paio di decenni ad Ala, in Trentino, trovato morto, verosimilmente stroncato da un infarto, lo scorso 28 aprile, mentre attendeva al carico del magazzino ortofrutticolo Valentina di Mezzocorona? Ebbene, adesso salta fuori che in realtà la morte dell’uomo, sarebbe stata indotta dalla stanchezza e dallo stress. A sollevare il dubbio è il Sindacato di Base Multicategoriale (SBM) sulla base delle registrazioni che ha rinvenuto sulla carta del conducente ottenuta dalla moglie, impegnata a ottenere le ultime retribuzioni spettanti a suo marito e non ancora pagate. Fatto sta che dalle registrazioni presenti sulla carta viene fuori un’attività lavorativa molto spesso esorbitante e comunque superiore a quanto previsto dalla normativa. Addirittura appena un paio di giorni prima della scomparsa, l’autista risultava essere stato impegnato alla guida per 15 e 42 minuti, portando a termine una consegna per la quale era necessario coprire un tratto di strada di 1.148 km.
Peraltro, anche chiedendo informazioni al medico di base dell’autista, verrebbe fuori un quadro clinico abbastanza edificante, quello cioè di un 59enne che non aveva mai sofferto di cuore e godeva di ottima salute, fatta eccezione per un po’ di gastrite, malattia quasi professionale per chi lavora e mangia di corsa, sotto i colpi dell’ansia e dello stress.
Fatto sta che su questi elementi il sindacato di base ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trento per appurare se effettivamente «ci sia un nesso di causalità fra l’eccessivo stress per le ore lavorate ed il decesso». Allo stesso tempo presenterà anche un altro ricorso al tribunale del lavoro per far ottenere agli eredi, dalla ditta di Nomi per cui lavorava l’autista serbo, «la consegna della busta paga nonché della retribuzione che sarebbe spettata al defunto per le prestazioni rese».