Il 23 luglio aprirà al traffico una delle autostrade più attese d’Italia, pari forse alla variante della tangenziale di Mestre aperta nel 2009. Stiamo parlando della Brebemi, in pratica una serie alternativa a una delle autostrade più congestionate d’Italia, la A4. Ma i vantaggi – si sa – si tirano dietro dei costi. A quantificarli è stato un rappresentante di Legambiente, Dario Balotta, per arrivare alla conclusione che alla fine saranno quasi doppi rispetto all’infrastruttura che va a integrare: «mentre un veicolo pesante classe 5 – ha spiegato – sostiene sull’A4 un pedaggio di 17 centesimi a chilometro, sulla Brebemi, invece, il costo toccherà la sbalorditiva cifra di 30 centesimi». La ragione di questo aumento risiede nel fatto che la Brebemi utilizza due classi di pedaggio al posto di cinque, vale a dire una per le vetture e l’altra per i camion. Così, esemplifica il rappresentante di Legambiente, «per percorrere l’intera tratta della Brebemi da Milano (Liscate) a Chiari (Brescia), un camionista pagherà 12,60 euro contro i 7,20 di uno che fa gli stessi chilometri sulla A4».
Attenzione, però. Balotta non ha a cuore le ragioni degli autotrasportatori, ma è semplicemente preoccupato del fatto che «molti padroncini» a corto di finanze abbandoneranno l’autostrada per riversarsi sulla viabilità ordinaria e che quindi un’arteria creata per decongetionare il traffico finisca per congestionarlo in punti più delicati.
Un ragionamento che non ha affatto gradito Doriano Bendotti, segretario provinciale Fai Conftrasporto di Bergamo, che ha spiegato che in realtà gli autotrasportatori sono soltanto contenti dell’apertura della Brebemi perché avranno «finalmente una valida alternativa a una A4 congestionata nonostante l’apertura della quarta corsia e oggi assolutamente insufficiente a supportare il traffico dei mezzi e delle merci pesanti, se non costringendo migliaia di tir a percorrere chilometri a passo d’uomo se non addirittura a stare fermi in colonna, col motore acceso, consumando ben più di quanto spenderanno in pedaggi» e inquinando. «Un rappresentante di un’associazione come Legambiente – ha proseguito Bendotti – dovrebbe fare un’attenta analisi su quanto il fatto di viaggiare senza rallentamenti e code faccia risparmiare in termini economici alle imprese e di tutela dell’ambiente a tutti». Ma soprattutto il rappresentante della Fai ha invitato Legambiente a schierarsi «al fianco degli autotrasportatori seri nella battaglia per difendere la legge sui costi minimi per la sicurezza dell’autotrasporto». La ragione per cui dovrebbe farlo, secondo Bendotti, è evidente: così facendo «vedrà che le imprese di autotrasporto potranno non solo far viaggiare sulle strade tir sicuri invece che camion diventati vere e proprie bombe a orologeria, senza manutenzione, con gomme lisce e guidate da extracomunitari “presi per fame”, ma saranno anche in grado di pagare quei centesimi di più al chilometro che consentiranno a migliaia di tir di arrivare prima a distribuzione. Consumando, spendendo e inquinando meno di oggi».