Sette rinvii, forte odore di tangenti, soldi pubblici buttati inutilmente, soldi privati (circa 70 milioni l’anno) spariti nel nulla e un sistema di tracciabilità mai entrato in funzione nella soddisfazione generale delle Ecomafie. La storia del Sistri, il sistema di tracciabilità che dovrebbe partire il 1° ottobre per i rifiuti pericolosi, è un autentico disastro. Ma adesso qualcosa potrebbe cambiare. O meglio, il nuovo titolare del ministero dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha rilasciato un paio di dichiarazioni sull’argomento che non dovrebbero lasciare adito a dubbi: la prima riguarda le modalità di intervento, la seconda fa riferimento alle tempistiche.
Ovviamente il ministro si rende anche conto che non è facile rimettere mano alla materia, anche perché conosce i termini del «contratto capestro che stiamo cercando di smontare» (quello con Selex, la società di Finmeccanica cui è stata affidata la realizzazione del sistema di traccibilità) e sa pure che il rimetterlo in discussione darebbe la stura a una scia di controversie giudiziarie. Ma in ogni caso non ha timore. Tant’è che nelle scorse ore – a proposito della tempistica – ha annunciato che “entro il 25 giugno ci sarà un nuovo accordo sul Sistri” che dovrebbe servire a semplificare e a renderlo meno oneroso per le imprese, senza però cancellare completamente il sistema della tracciabilità. Insomma, tra una decina di giorni ci si siede intorno a un tavolo per cercare di limitare i danni, senza però gettare, insieme alla tanta acqua sporca, il solito incolpevole bambino.