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Ilva: gli autotrasportatori chiedono sospensione dei contributi o compensazione crediti in F24

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La questione Ilva diventa ogni giorno più scottante. A una settimana dall’inizio della protesta degli autotrasportatori veneti e pugliesi è soprattutto nel Nord-Est che si stanno producendo conseguenze paradossali. Nei giorni scorsi, infatti, quasi per tentare di convincere gli autotrasportatori a interrompere la protesta, sono state inviate ottantadue lettere di cassa integrazione ai dipendenti dell’Ilva di Porto Marghera costretti a restare a casa fino al 7 dicembre. E contemporamente qualche difficoltà si prospetta anche nel sito Ilva di Legnaro, in provincia di Padova. 

In questo modo – verrebbe da dire – le parti deboli sono indotto ad andare l’una contro l’altra. Tant’è che oggi molti lavoratori del sito, davanti ai cancelli di Porto Marghera, dopo aver solidarizzato con i trasportatori inveivano nei loro confronti. 

Una situazione difficile e ogni giorno più calda che il prefetto di Venezia cercherà di redimere venerdì 5 dicembre convocando gli stessi trasportatori, in tempi separati rispetto a quelli dei sindacati dei lavoratori. 

Da parte delle organizzazioni di categoria dell’autotrasporto (FAI, CNA- Fita e Confartiginato Trasporti) è stata già comunicata una disponibilità a interrompere la protesta, in cambio di precise garanzie. Per la precisione chiedono al prefetto o l’attivazione affinché vengano pagati (anche magari tramite un piano di rientro) i debili per i servizi resi o in alternativa un provvedimento che permetta ai trasportatori di sospendere i versamenti contributi e fiscali per un periodo non inferiore a sei mesi e di compensare tramite F24 i crediti maturati per le fatture emesse non pagate.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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