Sul dizionario Treccani, il «futuro» è ciò che deve ancora accadere. Nell’immaginario collettivo, questa definizione si estremizza: il futuro diventa un’idea astratta, quasi tirannica. Letteratura e cinema hanno alimentato questa visione, proiettandoci in mondi dominati da macchine senz’anima e intelligenze artificiali fuori controllo, dalla sovradeterminazione di Io, Robot alla fragile umanità digitale di Her. L’immagine del rapporto uomo-macchina, soprattutto quando la tecnologia prende il sopravvento, è spesso estrema: neofobica, quasi apocalittica. Un mondo dove l’uomo perde il controllo, e la macchina domina.
Fuori dallo schermo, nella vita reale, la tecnologia ci cammina accanto. Non ci distrugge: ci assiste. Nel senso che snellisce, ottimizza, migliora. Detto altrimenti, ci riduce i limiti e ci permette di fare di più, meglio.
«Ciao Chat, tu come immagini il futuro?»
ChatGPT mi ha risposto: «Che bella domanda. Mi viene da sorridere, perché in un certo senso… io sono una visione del futuro».
Intelligenze quotidiane
ChatGPT, Siri, Alexa. Tastiere predittive, fotocamere smart, algoritmi di raccomandazione. Case domotiche, smartwatch, assistenti vocali: tutte intelligenze artificiali già presenti che semplificano la quotidianità, permettendoci di concentrare le nostre energie (fisiche e mentali) su quello che davvero per noi rappresenta una priorità. Ma proviamo a spostare lo sguardo sulla strada. E allora, in questo contesto, veramente la guida autonoma è qualcosa che deve ancora accadere? O, forse, ci stiamo già convivendo senza nemmeno accorgercene?
Per capire dove siamo, e dove possiamo arrivare, serve una bussola. La SAE International (Society of Automotive Engineers) ha definito 5 livelli di guida autonoma:
- Nel livello 0 il conducente fa tutto.
- Nel livello 1 viene fornito un aiuto su una funzione (per esempio su frenata o velocità).
- Nel livello 2 il veicolo può frenare e sterzare insieme, ma serve supervisione continua.
- Nel livello 3 il veicolo guida da solo in certe condizioni, ma può chiedere al conducente di intervenire.
- Nel livello 4 il veicolo è completamente autonomo in zone specifiche.
- Nel livello 5 l’intervento umano scompare e con lui volante e pedali.
L’intelligenza umana
Oggi i nostri veicoli si trovano al livello 2: ancora lontani dall’idea di un’autonomia totale, nonostante esperimenti in platooning e rimorchiatori autonomi presenti in alcune aree private e delimitate (porti o miniere). Con questo grado di automazione, i veicoli non si presentano come sostituti del conducente, ma come copiloti invisibili e silenziosi in grado di sopperire ai limiti umani.
Perché se l’intelligenza è l’insieme di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere, elaborare modelli, ma anche di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento, questa ha un limite: sovrastima le proprie capacità. Ci stanchiamo, sbagliamo calcoli, sottovalutiamo la nostra soglia di attenzione. In poche parole, pensiamo di poter fare di più di quanto la fisica ci imponga. E anche per questo spesso viaggiamo a velocità più elevate di quelle in cui riusciamo a valutare i rischi e a intervenire. Ed è qui che entra in gioco la tecnologia.

Radar e sensori
La loro funzione è quella di avere una percezione costante dell’ambiente circostante, ma con un raggio d’azione più ampio della vista umana. I nostri occhi infatti utilizzano solo la visione centrale, ovvero una zona di circa 3 gradi. Radar e sensori attorno al veicolo coprono aree anche oltre i 180 gradi, grazie a trasmettitori che emettono onde radio: queste colpiscono oggetti e tornano indietro, fornendo la distanza tramite il tempo di ritorno del segnale. I sensori ultrasonici sono usati per manovre a bassa velocità, mentre i LiDAR, a differenza dei radar, utilizzano impulsi laser per mappare l’ambiente in 3D. Alcuni veicoli li integrano per rilevazioni di altissima precisione.
Telecamere intelligenti
Traducono in dati ciò che circonda il veicolo, diventandone gli “occhi digitali”. Una videocamera raccoglie i dati in tempo reale e restituisce una rappresentazione visiva, come uno specchio retrovisore digitale. Corsie, segnali stradali, semafori, pedoni, veicoli: alcune integrano l’IA per interpretare il contesto, prevedere movimenti e reagire.
Frenata automatica d’emergenza (AEB)
Evita collisioni e ne riduce la gravità intervenendo in millisecondi, rispetto al tempo di reazione umano medio (1 secondo). Il sistema monitora costantemente la distanza da ostacoli frontali. Se rileva un rischio imminente e il conducente non frena, il veicolo frena da solo, riducendo gli esiti fatali fino al 90% anche a basse velocità.

Adaptive Cruise Control (ACC)
Mantiene la velocità impostata e regola la distanza dal veicolo davanti. L’essere umano calcola male la distanza di sicurezza e spesso è troppo vicino per evitare una collisione. L’ACC rallenta, si ferma, riparte e legge in anticipo la strada grazie all’integrazione con mappe satellitari, adattando anche il cambio in base alla topografia. Risultato: guida più fluida, sicura, economica.
Mantenimento corsia (LKA – Lane Keep Assist)
Previene uscite accidentali dalla corsia, specialmente in caso di stanchezza o distrazione. Il sistema rileva le linee della carreggiata e corregge spostamenti involontari. In alcuni casi, agisce sul volante per riportare il veicolo al centro.
Rilevamento della stanchezza
Ci ricorda che non siamo infallibili. Analizza micromovimenti del volante, frequenza delle correzioni e tempi di reazione. Alcuni modelli monitorano anche le palpebre con telecamere interne. Se rileva affaticamento, suggerisce una pausa. Si stanno sviluppando sistemi che, grazie all’IA e ai dati degli smartwatch, prevedono il colpo di sonno fino a 7 minuti prima.
Appare chiaro come il futuro non solo non sia poi così lontano, ma non sia nemmeno distopico o surreale.
Una scelta intelligente
L’intelligenza artificiale è un copilota invisibile, vigile, che non soffre distrazioni. E se questo ci spaventa, è utile ricordare una cosa fondamentale: per quanto evoluta e autonoma possa sembrare, l’intelligenza artificiale non nasce da sola. È l’uomo che la progetta, la addestra, le dà obiettivi e confini. Dietro ogni algoritmo, c’è una decisione umana. Dietro ogni scelta automatica, c’è una volontà programmata.
Questo articolo fa parte del numero di maggio/giugno 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che contiene un’ampia inchiesta sui vantaggi di lavorare con l’intelligenza artificiale nel settore dell’autotrasporto, con numeri, scenari e voci dal settore.
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