L’Italia, insieme ad altri sei Paesi dell’Unione Europea, non è in regola con le norme comunitarie relative alle informazioni sulla aree di parcheggio sicure per i veicoli pesanti. Lo dice la Commissione in una lettera con cui mette in mora il governo italiano (ma anche quello di Bulgaria, Estonia, Grecia, Lettonia, Romania, Slovenia) per non aver reso «disponibili in formato digitale, attraverso i punti di accesso nazionali, le informazioni relative alle aree di parcheggio (per esempio l’ubicazione delle aree di parcheggio e le strutture e i servizi disponibili) e alle aree di parcheggio che forniscono informazioni dinamiche (ad esempio circa la disponibilità di parcheggi o le zone prioritarie)».
Questi obblighi sono contenuti nel regolamento delegato 885/2013/UE, adottato nel quadro della direttiva sui sistemi di trasporto intelligenti (ITS), che di fatto è una normativa in vigore anche nel nostro paese.
Tuttavia non c’è traccia di specifici riferimenti alla realizzazione di parcheggi sicuri nella nostra normativa. Prova ne sia che su 407 aree di servizio delle rete autostradale e 246 aree di parcheggio (dati AISCAT e riferiti al 31/12/2018), solo l’Autoparco di Brescia Est, situato all’uscita della A4, e l’Autoporto di Sadobre, in prossimità della barriera di Vipiteno, risultano in grado di garantire sicurezza, comfort e riposo agli autotrasportatori.
Abbiamo chiesto a un trasportatore esperto come Roberto Gardin del Conap di Fiorenzuola d’Arda (PC) non soltanto di farci una fotografia di come chi vive sulla strada considera nei fatti le aree di sosta nazionali e anche di compararle a quelle di altri paesi europei. Infine, indica in quali aree del paese si sente più sicuro e in quali tende a evitare la sosta.
Secondo Clara Ricozzi, invece, vicepresidente del Freight Leaders Council, la dimenticanza nei confronti delle esigenze di sicurezza dell’autotrasporto merci potrebbe essere superata, se in sede di revisione delle concessioni autostradali, fosse previsto l’obbligo, per i concessionari, di adottare misure funzionali alla localizzazione e alla messa in sicurezza delle aree di sosta e dei servizi offerti, nonché all’ottimizzazione dei controlli, anche tramite applicativi informatici e digitalizzati. In pratica bisognerebbe organizzare attività di videosorveglianza H24 in grado di registrare ingressi e uscite di veicoli o persone nell’area di sosta, attivare segnalazioni di allarme per eventuali operazioni criminose, promuovere lo scambio di informazioni tra aree di parcheggio, imprese di autotrasporto, autorità stradali e forze di polizia.
Gianni Barzaghi, amministratore delegato dell’area Fleet di Viasat, ricorda le statistiche sui furti di veicoli pesanti, che nel 70% dei casi avvengono proprio in aree di sosta, che molto spesso sono agganciate all’andamento dell’economia – nel senso che in frangenti negativi tendono ad aumentare – e che si concentrano soprattutto su alcune tipologie di beni (elettronica, farmaci, ecc).
Infine, Paolo Starace, amministratore di DAF Veicoli Industriali, proietta lo sguardo in avanti, a quando il divieto di trascorrere il riposo lungo in cabina andrà in vigore e quindi tenderà a spostare dalle aree di servizio tanti camion ora in sosta. Ma verso dove? Secondo Starace anche le concessionarie potrebbero modificare i loro spazi per fornire ai trasportatori un servizio di foresteria, che potrebbe cumularsi magari con interventi manutentivi, come impone la logica del One Stop Shop da sempre predicato dalla casa olandese.
BUONA VISIONE!
I video presenti nel programma sono stati registrati prima dell’emergenza Covid-19
Grandeee Daniele.