Ve lo ricordate il Supercamion che qualche autorevole sito come quello del Corriere della Sera ipotizzò come una delle concause del crollo del ponte Morandi? Malgrado quel veicolo avesse in realtà molto poco di «super», visto che viaggiava con un carico da 44 tonnellate, la notizia (un po’ sgangherata) ha fatto il giro del web, essendo stata ripresa da molti siti.
Non ha trovato ugualmente spazio, invece, la notizia che la Commissione ispettiva del ministero dei Trasporti nella relazione in cui riferisca la propria inchiesta sul crollo di quel ponte avvenuto lo scorso 14 agosto scagiona completamente i camion. O meglio della Commissione si è parlato soprattutto rispetto alle accuse che muove contro il concessionario, ma nessuno o quasi ha riportato il passaggio della relazione in cui si legge che «la densità di traffico non era elevata né era presente un numero elevato di mezzi d’opera o pesanti. Si ha notizia della presenza, sulla parte crollata, di almeno un mezzo con peso totale di circa 44 ton». E qui giustamente la Commssiione sottolinea che «si tratta di un carico non straordinario, che ha senz’altro percorso con elevata frequenza il viadotto nel corso di anni». Ma non è tutto perché poi si aggiunge che il peso di un tale veicolo può costituire «un carico rilevante per quanto concerne gli effetti locali (ad esempio sulle travi di bordo), ma poco rilevante sulla sicurezza complessiva del viadotto e delle sue parti». Quindi, con il crollo del ponte quel camion non aveva niente a che fare.
A cosa va imputato allora il crollo? La Commissione «ritiene più verosimile che la causa prima» del crollo del ponte Morandi a Genova, «non debba ricercarsi tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali».
Ma soprattutto la Commissione punta il dito contro il concessionario, accusandolo di non aver tenuto nella dovuta considerazione l’«inequivocabile segnale di allarme», di aver «minimizzato o celato» la pericolosità dello stato di manutenzione al ministero delle Infrastrutture e di non aver «adottato alcuna misura precauzionale a tutela dell’utenza».
Da Autostrade si difendono ribattendo che le responsabilità ipotizzate dalla Commissione «non possono che ritenersi mere ipotesi ancora integralmente da verificare e da dimostrare, considerando peraltro che il comportamento della Concessionaria è stato sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente nei confronti del Concedente». Rispetto invece alla sicurezza del ponte, Autostrade si difende sostenendo di aver speso a questo scopo circa 9 milioni di euro negli ultimi 3 anni e mezzo e di aver realizzato sul ponte 926 giorni-cantiere, pari a una media settimanale di 5 giorni-cantiere su 7.
Insomma, per avere un’idea precisa delle responsabilità forse bisognerà attendere ancora un po’. Ma intanto una cosa è certo: i camion con quella triste vicenda non hanno nulla a che vedere.