Alla Fai non piace l’accordo sulla qualità dell’aria sul bacino padano firmato da Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Perché, per ripulire le emissioni, punta sui divieti di circolazione dei veicoli più inquinanti (fino a euro 3), senza però incentivare il ricambio del parco veicolare. Di conseguenza, in questo modo si complica la vita alle imprese e si penalizza il sistema distributivo delle merci. Cosa si sarebbe dovuto fare in alternativa? La risposta dell’associazione aderente a Conftrasporto-Confcommercio è netta: «Occorre che le Regioni e il Governo, attraverso l’istituzione di un fondo ad hoc, si attivino da subito per garantire alle imprese di autotrasporto in conto terzi le risorse indispensabili al rinnovamento della flotta». Un’affermazione giustificata da un’analisi effettuata nell’ultimo mese e mezzo da cui emerge un’eclatante disomogeneità delle limitazioni alla circolazione tra i diversi territori sia nelle finestre temporali di applicazione che nelle deroghe previste. Tutte distorsioni che, spiega la Fai, vanno corrette, anche tramite un «necessario coordinamento dei provvedimenti di limitazione» e con una giusta dose di realismo, quella cioè che pretende per forza di cose che il periodo necessario al ricambio del parco circolante «sia coerente con le reali disponibilità delle imprese».
La Fai contro l’accordo su qualità dell’aria in area padana: «Senza incentivi al rinnovo veicoli crea solo danni»
-