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La ricetta di UNRAE per curare il malato «autotrasporto»

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Per curare l’autotrasporto non basta una cura anti-Covid, ma c’è bisogno di una terapia ancora più drastica e radicale. Per la semplice ragione che il male dell’autotrasporto, oggi aggravato dalla contingenza, si è diffuso molto prima, almeno a partire dal 2008. È questa la convinzione emersa dalla conferenza organizzata da UNRAE, l’associazione delle case costruttrici estere, venerdì 8 maggio, nel corso della quale il presidente della sezione veicoli industriali, Franco Fenoglio, non soltanto ha riferito la drammaticità dei numeri attuali del mercato dei veicoli da trasporto merci (-58,4% nel mese di aprile rispetto allo stesso mese del 2019 nel segmento sopra le 3,5 ton e -59,2% in quello sopra le 16 ton), ma ha anche ricordato i primi sintomi del malore, quando, non appena uscito malconcio dalla crisi del 2008, l’autotrasporto ha, per un verso, subito la concorrenza di imprese dell’Est, beneficiate da costi inferiori e, per l’altro, ha pensato di trovare soluzioni delocalizzando altrove l’attività. In questo modo sono sparite dal mercato 35mila aziende e 135mila addetti e, di conseguenza, le reti commerciali delle case costruttrici hanno perso un terzo della loro presenza e un miliardo e mezzo di fatturato e, di conseguenza, lo Stato ha ridotto le entrate fiscali di 105 milioni di euro. Ed ecco perché da allora il mercato dei veicoli, che esprime una temperatura delle condizioni del settore, ha faticato a riprendere la china e, come sottolinea Fenoglio, ancora oggi viaggia intorno a un 33,4% in meno rispetto al 2007 e quindi, giocoforza, il parco veicolare italiano, rinnovato molto lentamente, è cresciuto di età divenendo «il più vecchio d’Europa con anzianità media di 13,6 anni su una media europea di 11,5 e con il 58,5% dei veicoli ante Euro IV (401.000 veicoli) e il 12,8% Euro 0 (88.000 mezzi con oltre 27 anni di età)». E la situazione attuale non può che peggiorare, visto che gli scenari prefigurati da UNRAE prevedono un ulteriore tracollo del mercato nell’intero 2020 variabile tra il 30 e il 40%, a seconda se le attività produttive e commerciali riprenderanno a giugno oppure a settembre.

Come se ne esce? «Le nostre aziende di trasporto – risponde Fenoglio – scontano l’inefficienza di un sistema Paese che non ha mai provveduto a definire una politica dei trasporti che indicasse e sostenesse economicamente le linee di uno sviluppo strategico del settore. Molte risorse pubbliche sono andate sprecate anziché essere concentrate in azioni necessarie ad un consolidamento strutturale del sistema italiano dei trasporti». 

Come fornire sostegno finanziario alle imprese

Ecco perché secondo UNRAE le cose da fare, adesso, vanno in una doppia direzione, una verso l’obiettivo di fornire un sostegno finanziario alle aziende, l’altra verso la creazione di misure strutturali di medio termine a supporto del mercato. Più precisamente, rispetto al primo obiettivo, le proposte dei costruttori esteri sono di: 
• aumentare il credito di imposta dal 6% al 12% fino al 2025 con rimborso in unica soluzione 
• azzerare o ridurre significativamente le tasse alle imprese per 12/24 mesi 
• concedere prestiti a lungo termine (10/15 anni) senza interessi 
• fornire maggiori garanzie bancarie alle imprese 

Le misure strutturali per rinnovare il parco veicolare

Per quanto riguarda il secondo, invece, gli interventi strutturali da mettere in atto si articolano in una ricetta basata su questi cinque farmaci:
• istituire un fondo triennale per il rinnovo del parco circolante (veicoli Euro VI o alimentazione alternativa) 
• concedere un incentivo anche all’acquisto di veicoli usati seminuovi con rottamazione di altri usati ante Euro V
prorogare di sei mesi il superammortamento, in scadenza a giugno 2020 
• emanare con urgenza i decreti attuativi per la concessione degli incentivi 2019-2020 
pagare gli incentivi per gli investimenti non ancora erogati dal 2017

Fare in fretta per sfruttare la buona immagina ed evitare fallimenti

Cinque terapie facili, quindi, a volte facilissime (come quello di pagare contributi vecchi di tre anni), ma da eseguire in fretta, per due motivi essenziali. Per un verso perché è opportuno sfruttare il beneficio di immagine ottenuto dall’autotrasporto negli ultimi mesi: «L’opinione pubblica – ha osservato Fenoglio – sembra aver scoperto la strategicità del settore trasporto solo in occasione dell’emergenza sanitaria». Ma soprattutto, secondo il presidente dei Veicoli Industriali di UNRAE «occorre evitare il più possibile fallimenti di imprese e un aumento della disoccupazione, che potrebbero peggiorare ulteriormente il quadro e allontanare le prospettive di ripresa». Fallimenti probabili anche perché il settore è composto da tante piccole e medie imprese, più esposte alla criticità del momento. Ed è ovvio che se ciò avvenisse, un po’ come successo negli anni passati, anche le aziende che gestiscono la vendita e l’assistenza dei veicoli, in grande maggioranza piccole e medie imprese fortemente dipendenti dal fatturato, si troverebbero molto vicine al collasso.

L’importanza di fare sistema

E proprio dalla constatazione di questa interconnessione delle filiere legate all’autotrasporto, Fenoglio prende lo spunto per invitare l’intero comparto a muoversi tramite una logica di sistema o, per meglio dire, di «ecosistema», finalizzata a comporre un’azione comune di tutti gli attori coinvolti a vario titolo in questo settore, dalle istituzioni al mondo accademico, dalle aziende ai media. Soltanto con un’unione delle forze, infatti, sarà possibile rimettere in piedi questo malato cronico chiamato «autotrasporto».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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