Il Fondo per il rinnovo del parco veicolare ha raggiunto un doppio record. Per un verso è stata una delle norme più caduche della nostra storia legislativa, visto che è durato in Parlamento lo spazio di un mattino: è comparso, con uno stanziamento di una cinquantina di milioni di euro, gli ultimi giorni di novembre e ai primi di dicembre era già stato ritirato. Per un altro ha creato un compattamento del settore che nell’autotrasporto è veramente raro ottenere. Tutte insieme, infatti un cartello nutrito di associazioni (in ordine alfabetico: ANFIA, ANITA,ASCONAUTO, ASSOTIR,CNA FITA, CONFARCA, CONFARTIGIANATO TRASPORTI, CONFTRASPORTO,FAI, FEDERAUTO, FIAP,UNASCA, UNRAESezione Veicoli Industriali), dice chiaramente al governo che «servono misure immediate per il rinnovo del parco circolante», in quanto sono «in gioco sostenibilità e sicurezza del trasporto».
Le ragioni sono presto dette. Il parco circolante italiano, con un’età media di 13,5 anni, è il più vecchio d’Europa: il 63,1% dei veicoli >3,5t, pari a oltre 418 mila veicoli, è ante Euro IV e solo il 12,4% (poco più di 82 mila) è rappresentato da veicoli Euro VI. Quindi, al ritmo attuale ci vorrebbero 17 anni per sostituirli tutti. «Ma la cosa più grave – si legge del comunicato congiunto delle associazioni – è che soltanto l’11,9% dei veicoli è dotato dei dispositivi di sicurezza, obbligatori dal 1° novembre 2015 (frenata autonoma emergenza e mantenimento corsia)». Eppure sembra quasi che non ci si renda conto a cosa esponga tutto questo. Sembra che non ci si renda conto che il sistema dell’autotrasporto in questo stato continua a invecchiare, perdendo ogni giorno in sostenibilità e sicurezza.
«Da venti anni a questa parte – continuano le rappresentanze congiunte dell’autotrasporto – gli interventi sul comparto dell’autotrasporto effettuati senza precise strategie e senza sostegno strutturale non hanno risolto nulla, mentre un numero impressionante di piccole imprese ha chiuso i battenti e una quantità non indifferente di medio grandi è emigrata… portando gravi perdite economiche e fiscali per il nostro Paese a vantaggio di altri Paesi europei che hanno rafforzato ulteriormente il proprio sistema logistica e trasporto: negli ultimi dieci anni lo Stato ha perso 105 milioni di euro di mancato gettito fiscale, i costruttori circa un miliardo e mezzo di fatturato e l’occupazione del settore ha visto perdere 135.000 posti di lavoro, senza contare l’indotto».
E le cose potrebbero ulteriormente peggiorare perché, mentre in Italia si assiste il balletto del Fondo per il rinnovo che entra ed esce dal Parlamento, «in altri Paesi Europei si definiscono politiche di investimento sostanziali su base continuativa: per esempio in Germania e Francia si realizzano sistemi di premialità per incentivare il rinnovo del parco veicoli nell’ottica di sostenibilità ambientale e sicurezza e si offrono due anni di transito gratuito sulle autostrade (MAUT) ai veicoli ad alimentazione alternativa e ad alta innovazione tecnologica. Al tempo stesso sia in Spagna che in Germania si studia un piano di rottamazione dei veicoli ante Euro VI con sostanziali fondi dedicati».
In Italia, sostengono le associazioni compatte, bisogna fare altrettanto, bisogna che il mondo politico cominci «a considerare il mondo del trasporto e della logistica come strategico per il nostro Paese» e «ripristini le forme di sostegno destinate al rinnovo tecnologico del parco circolante italiano, consentendo così a questo settore di diventare maggiormente competitivo nello scenario europeo, più sicuro e meno impattante per l’ambiente».
L’invito è chiaro. Speriamo che la risposta sia pronta.