Il trasporto pesante entra ufficialmente nel dibattito europeo sulla transizione ecologica. In vista del Consiglio europeo di Bruxelles (il prossimo in programma il 4 novembre 2025 si discuterà formalmente il nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni europee al 2040), la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato in Aula che «per il futuro dell’auto, del trasporto pesante o delle industrie di acciaio, vetro e cemento non può esistere solo l’elettrificazione».
Un passaggio breve ma rilevante per un comparto, quello dell’autotrasporto e della logistica, che finora aveva visto il Green Deal europeo quasi esclusivamente orientato verso la trazione elettrica. Meloni ha chiesto di applicare alla legislazione comunitaria il principio della neutralità tecnologica, ovvero la possibilità di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni attraverso un ventaglio di soluzioni — dai biocarburanti sostenibili ai carburanti sintetici, fino all’idrogeno — senza imporre un’unica via.
Il contesto: il «no» italiano al taglio del 90% delle emissioni
La dichiarazione è arrivata nel quadro del rifiuto dell’Italia di sostenere la proposta della Commissione europea di introdurre un nuovo obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni nette del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Secondo Meloni, un traguardo di questo tipo rischia di risultare «insostenibile e irraggiungibile», soprattutto per i settori ad alta intensità energetica e per la mobilità pesante.
«Noi vogliamo abbandonare l’approccio ideologico che ha caratterizzato la stagione del Green Deal – ha spiegato la premier – per abbracciare un pragmatismo serio e ben ancorato al principio di neutralità tecnologica». Il messaggio è indirizzato a Bruxelles, ma anche al mondo produttivo europeo, che da tempo chiede tempi e strumenti più realistici per la transizione.
Tre pilastri: condizioni, neutralità, risorse
Il governo italiano ha articolato la sua posizione su tre pilastri.
Il primo riguarda le “condizioni abilitanti”, ossia la creazione di strumenti e incentivi che consentano di ridurre le emissioni senza compromettere la competitività industriale. Il secondo è, appunto, la neutralità tecnologica, da applicare in particolare ai settori dove la sostituzione totale con motorizzazioni elettriche non è ancora tecnicamente o economicamente praticabile. Il terzo è quello delle risorse finanziarie: «Nessuna transizione – ha ricordato Meloni – è davvero possibile senza stanziare i fondi adeguati».
Roma chiede inoltre che l’Ue consenta di conteggiare fino al 5% degli obiettivi climatici attraverso i crediti internazionali, ossia i progetti di riduzione delle emissioni finanziati nei Paesi in via di sviluppo. Una misura che permetterebbe di valorizzare anche le iniziative del Piano Mattei in Africa, tra cui i progetti di accesso all’energia elettrica e alle fonti rinnovabili.
Implicazioni per il trasporto pesante
Per il settore del trasporto merci su strada, le parole di Meloni assumono un significato concreto. La Commissione europea ha finora privilegiato l’elettrificazione come direzione per la decarbonizzazione del trasporto, fissando obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ per i veicoli industriali fino al 90% entro il 2040 (rispetto al 2019). Tuttavia, l’alto costo dei camion elettrici o a idrogeno, la densità energetica delle batterie e la carenza di infrastrutture di ricarica restano ostacoli strutturali.
Da qui la posizione italiana: mantenere aperta la strada ai biocarburanti avanzati (HVO, bio-LNG, biometano), che possono ridurre fino al 90% le emissioni di CO₂ well-to-wheel utilizzando veicoli già esistenti. Una prospettiva coerente con la strategia nazionale che punta a valorizzare la filiera dei carburanti rinnovabili e la rete distributiva già presente sul territorio.
Il riferimento diretto di Meloni al trasporto pesante è stato accolto positivamente dalle associazioni del comparto, che da tempo chiedono un approccio più tecnologicamente neutro. La preoccupazione degli operatori riguarda soprattutto l’aumento dei costi operativi legato ai veicoli elettrici pesanti, i tempi di ricarica e la limitata autonomia, che incidono sull’efficienza dei flussi logistici.
Verso una transizione graduale
L’Italia, insieme ad altri Paesi come la Germania, intende promuovere in sede europea una transizione graduale, che non escluda le soluzioni a basso impatto già disponibili. Il dialogo aperto tra Roma e Berlino sul tema della neutralità tecnologica mira proprio a evitare che la regolamentazione europea penalizzi le filiere industriali e i sistemi di trasporto più dipendenti dai combustibili liquidi.
Il governo italiano chiede inoltre una clausola di revisione della legge sul clima ogni cinque anni, per adeguare gli obiettivi alle evoluzioni tecnologiche e di mercato. Un modo per mantenere flessibilità in un contesto in rapido cambiamento, in cui le soluzioni per il trasporto pesante – elettrico, ibrido, fuel cell o a biocarburanti – coesisteranno probabilmente per molti anni.


