Tempi di guida e di riposo: c’è chi vorrebbe allungarli e chi li difende. La polemica ormai va avanti da giorni, da quando Unatras, raggruppamento delle associazioni datoriali, aveva chiesto di aumentare le ore di guida giornaliere da 9 a 11, quelle settimanali da 56 a 60 e quelle settimanali da 90 a 100, riducendo il riposo ordinario da 11 a 9 ore. Proposta recepita malissimo dai sindacati confederali Fit-Cgil, Filt-Cisl e Uiltrasporti, che avevano fatto pressione sulla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, per farla tornare indietro rispetto al suo intendimento – in parte espresso pubblicamente – di andare a modificare momentaneamente le previsioni comunitarie in materia.
La polemica è scemata per qualche giorno per riaffiorare in seguito, dopo che il coordinatore ligure di Trasportounito, Giuseppe Tagnocchetti, in un’intervista al The Medi Telegraph, aveva chiesto, in vista della Fase 2 al via dal 4 maggio, di estendere «nell’arco delle 24 ore la raccolta e distribuzione delle merci nei magazzini commerciali cittadini, nelle piattaforme logistiche, nei terminal portuali e interportuali». Il tutto allo scopo di facilitare la fluidità del traffico cittadino al momento del risveglio post-lockdown.
La proposta, quindi, non faceva esplicito riferimento ai tempi di guida, ma evidentemente per le tre sigle confederali il nucleo del discorso era, per così dire, nelle conseguenze che la proposta stessa andare a innescare. Prova ne sia che in una nota congiunta, citando una richiesta di un’associazione datoriale (non meglio indicata), spiegano di non comprenderne le ragioni, visto che nella contingenza attuale «la quasi totalità delle aziende dell’autotrasporto che ha attivato la cassa integrazione per riduzione delle attività, riconducibile ad un meno 40% di traffici», e viste pure le «difficoltà che la ripresa del sistema produttivo si troverà ad affrontare nei mesi a venire». Come a dire, non si capisce, «considerata l’attuale organizzazione della filiera produttiva nazionale», il perché bisognerebbe ridistribuire in un arco temporale di 24 ore il lavoro del trasporto merci.
Forse, concludono le tre sigle sindacali, piuttosto che mirare a « scongiurare pericoli, e garantire sicurezza agli autisti», dietro queste proposte c’è il tentativo «di destrutturare le garanzie e le tutele minime dei lavoratori stabilite dal Contratto Nazionale di Lavoro, dal regolamento CE 561/06, dal DL 81/2008 nonché dal Codice della Strada». Per ora la polemica si ferma, ma c’è da giurarci che la vena di cui si alimenta non è ancora sopita. E, allora, arrivederci al prossimo episodio!