L’impennata del prezzo dell’adblue si registrò circa un anno e mezzo fa e per minimizzarla il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti concesse un credito di imposta del 15%, che si sarebbe dovuto concludere alla fine della scorso anno. Vale a dire con l’inserimento di tale credito nel Registro Nazionale degli Aiuti di Stato e, quindi, nel cassetto fiscale di ogni singola azienda che ne aveva diritto, di modo che potesse metterlo in compensazione tramite F24 apponendo l’apposito codice tributo. Usiamo il condizionale perché tutto questo – come molti di voi avranno constatato – di fatto non è accaduto. Per quale motivo?
Diciamo che non c’è una risposta univoca, ma piuttosto una concomitanza di fattori, che tutti insieme hanno contribuito a ritardare i tempi. Per certi versi una sorta di bis rispetto ai 500 milioni di euro stanziati – anche quelli sotto forma di credito di imposta – per minimizzare gli aumenti del prezzo del gasolio, di cui però hanno beneficiato soltanto alcune aziende, mentre altre devono ancora attendere in quanto la procedura si è interrotta per via di un ricorso accolto dal Tar del Lazio, che ha riconosciuto il diritto a beneficiare della misura anche di chi effettua trasporti in conto proprio.
La principale motivazione stavolta riguarda una decisione del 28 ottobre 2022 della Commissione Europea che ha tratteggiato un quadro diverso e comunque temporaneo sugli aiuti di Stato per via della guerra in Ucraina, che di fatto consente di utilizzare tali crediti fino al 31 dicembre 2023. Inoltre, sempre nelle more della procedura, il limite degli aiuti di Stato è stato portato a 2 milioni di euro, rispetto al tetto di 500mila euro fissato in precedenza.
Quindi due motivazioni positive, che però per essere concretizzate hanno bisogno di un’ulteriore atto formale da Bruxelles. E quest’atto per ora a Roma non si è ancora visto.
In più a complicare le cose, seppure per una momentanea stagione, è intervenuta un passaggio di testimone rispetto all’ente che provvede a istruire le domande. Perché se fino allo scorso anno era Consap, adesso sono finite in mano a RAM e quindi è probabile che, almeno in questa prima fase, il trasferimento delle procedure possa generare ulteriori ritardi.
Di fronte a questo stato di cose, Fiap avanza tre proposte in grado di poter funzionare come una via di fuga. La prima è quello di consentire di integrare le domande già presentate con le fatture di acquisto di adblue degli ultimi due mesi del 2022 che, vista la necessità di riconoscere il credito entro fine anno, non erano state comprese nelle domande presentate.
La seconda è quella di consentire il riconoscimento del beneficio anche alle imprese che con il credito d’imposta sul gasolio avevano già raggiunto il limite degli aiuti di Stato prima esistente.
La terza è quella di consentire l’utilizzo del credito fino al termine del 2023.