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«Senza donne non se ne parla». Presentata la campagna europea per promuovere la parità di genere

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Più allarghi i punti di vista, più sei vincente. È questo il principio alla base dell’iniziativa «No Women No Panel – Senza donne non se ne parla», la campagna europea lanciata dalla Commissaria europea per l’Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Giovani Marya Gabriel e promossa in Italia da Rai Radio 1 e in particolare dalla direttrice Simona Sala (la prima donna a dirigere la rete radiofonica del servizio pubblico). 

«Ci sono tante donne esperte e piene di talento in tanti settori, hanno solo bisogno di maggiore visibilità» ha spiegato la stessa Gabriel intervenendo al webinar «Next Generation EU: politiche per la parità di genere». La campagna «No Women No Panel» è stata lanciata per la prima volta nel 2018 e mira a promuovere e incoraggiare la presenza femminile all’interno di panel, convegni e iniziative di ogni tipo in cui normalmente sono gli uomini a farla da padroni. «Il 48% delle donne sono laureate, il 33% sono ricercatrici, il 32% ricoprono alte cariche universitarie, ora occorre dare loro maggiore visibilità e abilitarle a poter ispirare a loro volta altre donne. Non ci sono più scuse, senza le donne l’Europa non va avanti» ha concluso Gabriel. 

Marya Gabriel, Commissaria europea per l’Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Giovani

Non ci sono più scuse, eppure, dati alla mano, sono state proprio le donne a pagare il prezzo più alto della crisi causata dalla pandemia: solo nel 2020 oltre 99mila donne hanno perso il lavoro facendo alzare così l’asticella della disparità occupazionale tra uomini e donne oltre il 70% (su un totale di 444mila disoccupati in Italia, 312mila sono donne). Disparità da cui l’autotrasporto non è certo immune, classificandosi anzi al secondo posto del podio – di certo non lodevole – tra i settori con il più alto tasso di disparità uomo-donna (95,7%). 

«Le donne sono pronte a esercitare la leadership in tutti i settori, ma la parità di genere non si concede, si costruisce» ha spiegato nel suo intervento Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia. Per costruire, però, servono fondamenta solide, come i fondi previsti per l’Italia dal Next Generation EU: circa 191 miliardi di euro che potrebbero essere usati in parte per favorire l’occupazione femminile e riequilibrare le disparità di genere.  Uno degli strumenti che possono essere impiegati è il “gender mainstreaming”: un approccio strategico alle politiche che si pone come obiettivo il raggiungimento delle pari opportunità tra donne e uomini in ogni ambito della società, includendo anche e soprattutto il monitoraggio dei risultati ottenuti. Concretamente, questo si traduce in un indice di valutazione per tutte le politiche, pubbliche e private, in grado di stabilire quanto un’Istituzione o un’azienda abbiano effettivamente promosso la parità di genere al loro interno.

Ma cosa garantisce che questa valutazione dell’impatto di genere venga realmente svolta? «Dipende in parte dall’azione dei singoli governi, dei gruppi di pressione e delle donne stesse, e in parte dalla Commissione che ha il compito di verificare che ci siano effettivamente investite risorse importanti sul tema» ha spiegato Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’Economia. Un’altra novità incoraggiante che arriva dall’Europa riguarda la parità salariale. «Una recente Direttiva della Commissione obbligherà le imprese a rendere trasparente i rapporti di stipendio tra uomini e donne e a giustificare eventuali differenze. La trasparenza è fondamentale, non possiamo decidere sulle singole politiche, ma possiamo imporre norme generali che siano da stimolo all’abbattimento delle discriminazioni di genere» ha concluso Gentiloni.

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