Un taglio delle emissioni di CO2 del 35% entro il 2030. È l’ambizioso obiettivo, da raggiungere anche facendo lievitare la quota di mercato dei veicoli a zero o a basse emissioni almeno fino al 5% entro il 2025 e al 20% entro il 2030, che pone le proposta di regolamento approvata dal Parlamento europeo lo scorso 14 novembre e dedicata specificatamente al trasporto pesante. Un obiettivo che Conftrasporto, la sezione Veicoli Industriali di UNRAE e Federauto si sentono di condividere, ma sottolineano la necessità di coniugarlo non soltanto in termini di sostenibilità ambientale, ma pure economica. Il problema, sottolineano le associazioni in una nota congiunta, non è di natura tecnologica, quanto nel fatto che «senza adeguati meccanismi di incentivazione, difficilmente si tradurranno in un conseguente rinnovo del parco circolante coerente con essi, poiché non saranno promossi i necessari cambiamenti strutturali del mercato che potrebbero condurre ad una effettiva riduzione delle emissioni.
Rispetto poi ai consumi viene fatto notare che, «dall’esame del maggior numero possibile di dati storici, si può stimare che il consumo medio di carburante di un veicolo pesante dal 1990 ad oggi sia diminuito del 24%». E quindi, concentrando l’analisi all’Italia, anche se il consumo di veicoli pesanti dovesse rimanere inalterato nel prossimo futuro, «con un piano ventennale di rinnovo totale del parco, da oggi al 2039 si può valutare una riduzione dei consumi pari a 22 miliardi di litri di gasolio, con una riduzione di emissioni di CO2pari a 58 milioni di tonnellate». Se questo è vero, aggiungono Conftrasporto, Unrae e Federauto, non ha senso obbligare i costruttori «a sforzi finanziari e tecnologici inauditi per ridurre le emissioni allo scarico dei veicoli, se poi i conseguenti benefici in termini di sostenibilità non possono essere effettivamente trasferiti alla circolazione stradale, perché il parco circolante non trova le risorse per un consistente rinnovo».
Né si può pensare che la cosiddetta decarbonizzazione possa essere raggiunta in tempi brevi tramite l’impiego su vasta scala di motorizzazioni “ad emissioni zero” e in particolare elettriche, perché al momento attuale «l’elettrificazione dei veicoli pesanti per il trasporto merci è oggi in fase sperimentale, né si può semplicisticamente pensare di poterla accelerare solo con misure capziose, che rendano difficile il raggiungimento degli obiettivi prefissati attraverso l’impiego dei più moderni e innovativi sistemi di alimentazione a carburanti tradizionali».
Per queste ragioni Conftrasporto, Federauto e UNRAE, ribadiscono che la transizione verso un trasporto a “zero emissioni” deve essere neutra a livello tecnologico, coinvolgendo tutti gli attori della filiera ed evitando «fughe in avanti non coordinate che penalizzerebbero inutilmente una sola componente, senza conseguire i risultati attesi».
Infine, le tre associazioni richiamano il Governo a un principio di coerenza, perché mentre in Europa condivide obiettivi ambientali così ambiziosi, in Italia decide di «non prorogare efficaci politiche di sostegno al rinnovo del parco circolante, quale ad esempio il superammortamento».