Non è più solo l’autotrasporto a denunciare l’insostenibilità dei tempi di attesa nei porti: ora anche la committenza ne riconosce l’impatto. A destare notizia è la posizione di Federlogistica che, anziché opporsi alla congestion fee, accoglie l’invito al dialogo lanciato dalle associazioni dell’autotrasporto e lo rilancia a tutta la filiera.
Il presidente Davide Falteri, in una nota stampa, ha parlato infatti di «assunzione collettiva di responsabilità», proponendo un tavolo operativo di confronto con armatori, terminalisti, spedizionieri e trasportatori. L’obiettivo? Introdurre tracciabilità, trasparenza e, soprattutto, un sistema equo di compensazione per chi sostiene i costi delle inefficienze, come una port fee o un’addizionale a tutela delle imprese di trasporto.
Una svolta che arriva mentre la congestion fee si estende a nuovi scali italiani. Dopo Genova e La Spezia, è toccato a Marghera il 3 giugno, seguiranno Vado Ligure il 16 giugno e Livorno dal 1° luglio. Come raccontavamo già per Venezia – primo porto adriatico ad adottarla (leggi qui l’articolo) – la misura nasce dalla necessità di coprire i maggiori oneri generati da attese spesso superiori alle due ore.
«Il nostro auspicio – ha affermato Falteri – è che il Governo possa intervenire con una regolazione strutturale e definitiva del sistema tariffario del trasporto su gomma. Una regolazione che, nel pieno rispetto delle norme europee sulla concorrenza, impedisca forme di dumping che alimentano evasione fiscale e contributiva o minano la sicurezza stradale, comprimendo i margini e i tempi di lavoro del settore trasporti».