Una logistica troppo sbilanciata sul lato strada che stenta a superare una visione centrata sulla singola modalità di trasporto e raggiungere un sistema integrato. E’ questo alert lanciato da Federtrasporto, che all’interno di Confindustria rappresenta il mondo del trasporto (eccetto il marittimo), nell’ambito dell’assemblea annuale con il rapporto «Priorità strategiche per i sistemi di mobilità delle persone e delle merci».
La confederazione guidata dal presidente Paolo Colombo ha posto la questione delle priorità di«un Paese che è al centro dei grandi flussi di traffico globali» e ha ribadito come nell’ambito del trasporto merci e passeggeri occorra «puntare su un sistema di mobilità integrato che coinvolga il mondo delle infrastrutture, dei trasporti e della logistica». Secondo lo studio le risorse economiche messe a terra grazie al Pnrr (194,4 mld) e al Pnc (30,6 mld) sono state importanti ma non basteranno. Inoltre, con la scadenza del Pnrr entro un anno, sarà necessario un nuovo piano di lungo periodo e fondi aggiuntivi per completare la transizione, tra cui il potenziamento delle risorse per il ferrobonus e marebonus, due risorse a favore dell’intermodalità da rendere strutturali e una soluzione condivisa a livello europeo per il problema dei valichi alpini.
Confindustria contro Dl Infrastrutture
Durante l’assemblea è intervenuto anche Leopoldo Destro, delegato di Confindustria per i trasporti, puntando ancora il dito contro il Dl Infrastrutture: «Il trasporto è un driver strategico per la competitività del Paese, non solo come logistica e mobilità delle persone, ma anche come leva per il turismo. Il nostro sistema logistico presenta ancora gravi criticità: un eccessivo squilibrio modale – 84% delle merci su gomma contro il 75% della media UE –, un sistema infrastrutturale frammentato, burocratico, fragile e una cultura ancora estesa (75%) del ‘Franco Fabbrica’. Purtroppo, il DL Infrastrutture va nella direzione opposta rispetto a quella auspicata, cioè verso un inasprimento della sinergia tra i diversi settori, col rischio di accentuare pratiche come l’Ex Works, che frammentano ulteriormente il sistema logistico invece di favorire una gestione integrata».
Le priorità
Cinque i principali driver su cui agire secondo il documento di Federtrasporto: infrastrutture, transizione ecologica, transizione digitale, competenze e formazione professionale, valichi alpini.
L’Italia, grazie alla sua posizione geografica, è connessa a tre continenti, Europa, Asia e Africa. Il Mediterraneo ospita circa il 10% dei traffici marittimi mondiali. Attraverso le Alpi, ogni anno, transitano circa 220 milioni di tonnellate di merci, movimentate da circa 12 milioni di mezzi pesanti e 130 mila treni. Il trasporto merci su strada copre l’84% in t*km e la rete autostradale soddisfa circa il 25% della domanda di traffico nazionale.
«Questi dati suggeriscono azioni urgenti – sottolinea Colombo – Tra le tante, rendere strutturali gli incentivi Ferrobonus e Marebonus e aumentarli con risorse ben maggiori rispetto alle attuali (almeno 100 milioni di euro all’anno per ciascuna misura). Anche il Fondo dedicato all’autotrasporto, modalità strategica per primo e ultimo miglio, necessita di una riforma, sia nella dotazione finanziaria, circa 700 milioni di euro triennali per rottamare il 30% dei veicoli più inquinanti, sia nei meccanismi di attribuzione delle risorse. Per il trasporto ferroviario -conclude Colombo – occorrono investimenti per: adeguamento agli standard UE (treni da 740 metri, carichi da 2.000 tonnellate, sagome per semirimorchi con altezze da 4 metri), potenziamento dei terminal, specie a sud delle Alpi».