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Lotta a cabotaggio e distacco: ecco le proposte di Italia (Conftrasporto) e Francia (FNTR) per Bruxelles

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Cabotaggio e distacco degli autisti all’estero sono istituti consentiti all’interno dell’Unione europea. Il problema è che, a prescindere dai casi in cui si commettono illegalità, si crea all’interno del mercato comunitario una concorrenza al ribasso e sleale. Come affrontare il problema? Molti paesi hanno battuto strade solitarie, rendendo obbligatorio il salario minimo (Germania) o stabilendo sanzioni pesanti a carico degli autisti che trascorrono il riposo lungo settimanale in cabina (Francia). Ma proprio per evitare queste solitarie fughe in avanti, peraltro sotto esame della Commissione (visto che la Polonia ha chiesto di giudicare la contrarietà alla normativa comunitaria della ricordata iniziativa legislativa tedesca), i leader di due associazioni di categoria di Francia e Italia, rispettivamente Florence Berthelot, vice delegata generale della FNTR, e Pasquale Russo, segretario generale Conftrasporto, si sono presentati a Bruxelles per incontrare Inge Bernaerts, membro del gabinetto di Marianne Thyssen (Commissaria europea all’occupazione e agli affari sociali), ed Eddy Liégeois, responsabile dell’unità trasporto stradale presso la Direzione Generale Mobilità e Trasporti della Commissione europea, per presentare un preciso pacchetto di richieste:

– la creazione di un’Agenzia europea che verifichi l’applicazione e l’interpretazione delle regole comunitarie negli Stati membri;

– uno speciale regime per gli autisti internazionali;

l’iscrizione obbligatoria in un registro europeo del trasporto per verificare il rispetto delle norme sociali da armonizzare, in particolare le regole relative alla sicurezza sociale e alla previdenza;

– l’introduzione di deroghe al regolamento sulla sicurezza sociale che permetta, in caso di distacco, di pagare i contributi sociali del Paese di accoglienza del lavoratore.

«Non si tratta», spiega Russo, «del salario minimo, ma di una base convenzionale uguale per tutti, sulla quale calcolare e far pagare i contributi, quelli, sì, reali».

Anche perché l’argomento su cui la delegazione dell’autotrasporto ha insistito è stata soprattutto l’eccezionalità del lavoro di autista in trasporti internazionali, caratterizzato – come ha sottolineato Bruno Graglia, vicepresidente di Conftrasporto, anch’egli presente all’incontro – «da forte mobilità», visto che «è tra i pochi lavoratori ad attraversare in un giorno le frontiere di più Stati membri».

Il fine ultimo, come ha chiarito Florence Berthelot, non è la contrarietà alla «creazione di un mercato unico dei trasporti in Europa», ma di fare in modo che questo processo «sia accompagnato da una progressiva convergenza dei costi, della fiscalità e della legislazione sociale negli Stati membri dell’Unione europea. I nostri imprenditori non chiedono restrizioni alla libera circolazione, vogliono semplicemente operare in condizioni di parità con i loro concorrenti». 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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