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Nel confronto col ministero l’autotrasporto incassa quanto chiede. Ciò che non chiede…

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È appena terminato l’incontro tra governo e associazioni di categoria e si è concluso con una vittoria dell’autotrasporto. Anche se, a guardarla da fuori, sembra di quelle vittorie che non accontentano fino in fondo perché la squadra era in condizione di fare di più.

Cerchiamo di spiegare. La parte governativa, capitanata dal capo del gabinetto del ministro, Mauro Bonaretti affiancato da Alberto Chiovelli, capo Dipartimento per i Trasporti, la Navigazione, gli Affari generali e il Personale, si è presentata in campo con molta concretezza e con tutta l’intenzione di assecondare quelle che erano le richieste dell’autotrasporto. Che in effetti di questioni  sul tavolo ne ha messe tante. trovando delle porte completamente aperte.

Così, per esempio, l’emendamento relativo al taglio dei 50 milioni in tre anni passato in Commissione Trasporti sarà ritirato in sede di conferma prevista in Commissione Bilancio. Il cosiddetto emendamento Amazon, relativo alla liberalizzazione dei veicoli fino a 1,5 ton, salta completamente anche perché di fatto non arrecava alcun giovamento di sorta. 

In tempi brevi, e più precisamente entro il 7 dicembre, saranno stanziati i soldi per il rimborso dei pedaggi e per la formazione. Mentre sul lungo termine è stato preso l’impegno di confermare anche l’ammontare complessivo relativo alle spese non documentate. Anche se, in questo caso, parliamo di una misura che diventerà operativa soltanto con la prossima dichiarazione dei redditi a giugno 2018 e quindi, a quel punto, ci potrebbe anche essere un nuovo governo in grado di mettersi di traverso. 

Rispetto invece alle questioni legate al Pacchetto Mobilità dell’Unione europea, le parti ministeriali hanno riferito che il ministro Graziano Delrio partecipera in prima persona al prossimo 5 dicembre al Consiglio dei ministri dell’UE per assumere una posizione rigida su una serie di temi che stanno a cuore all’autotrasporto nazionale e in più avanzerà la proposta di limitare i viaggi di cabotaggio a uno soltanto, quello cioè di ritorno verso la sede di rientro. In ogni caso il ministero ha anche preso l’impegno di costituire un tavolo permanente intorno al quale, insieme ai rappresentanti delle associazioni di categoria, affrontare e condividere tutte le questioni più spinose da inserire nel Pacchetto Mobilità. 

Infine, i rappresentanti del ministero hanno anche aggiornato le associazioni dell’autotrasporto sulle nuove assunzioni con cui velocizzare le attività delle motorizzazioni, prima tra tutte i collaudi. 

Oltre ai 30 ingegneri già inseriti in organico, già nella prossima legge di bilancio verranno fuori le risorse per assumerne altri 100, anche se l’intenzione è quella di far lievitare questo numero a 270, in modo da incrementare l’organico di 300 nuove figure complessive, beneficiando a tale scopo di risorse proprie del ministero.

Vi sembrano tante cose? Per certi versi, sicuramente. Un po’ di amaro in bocca rimane se si pensa che ciò che è rimasto fuori dalle concessioni ministeriali sono esattamente le questioni su cui non c’è intesa tra le associazioni. Come a dire: tutto quanto è stato chiesto è stato concesso; è rimasto fuori ciò che l’autotrasporto non è stato in grado di chiedere, in quanto incapace di fare corpo comune. Tra le questioni in sospeso figura per esempio l’applicazione dei tempi di pagamento delle fatture di trasporto, che tutti lamentano, ma rispetto ai quali non tutti propongono la stessa ricetta. 

«Io ho per l’ennesima volta riproposto come soluzione quella dell’indetraibilità delle fatture non pagate entro i termini legali», si lamenta Silvio Faggi, segretario nazionale Fiap. «Ma come già è accaduto in altre occasioni, su tale questione, malgrado incida direttamente sulla sopravvivenza non soltanto delle piccole imprese, ma anche di quelle medie e grandi, non si riesce a costruire un fronte compatto». Parliamo di una criticità che non necessita di una legge ad hoc, visto che è già esistente, ma di una qualche forma di “incentivo” per renderla in concreto applicabile. «Io non ho mai visto – conclude Faggi – un solo verbale della Guardia di Finanza per ritardato pagamento delle fatture di trasporto». Peccato, sarebbe stato un gol importante, realizzato quasi a tempo scaduto. A questo punto bisognerà attendere il prossimo confronto.

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