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Rapporto ACI-Istat: più morti sulle strade italiane

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Per la prima volta da 15 anni a questa parte in Italia aumentano sia i morti per incidenti stradali (+1,1%, 3.419 contro i 3.381 del 2014) sia i feriti gravi (quasi 16.000 contro i 15.000 del 2014, +6%, con un rapporto tra feriti e decessi che sale dal 4,4 a 4,7). Per il settore dell’autotrasporto la buona notizia è che il numero delle vittime resta percentualmente basso, confermando i grandi progressi della categoria sul fronte sicurezza. Lo afferma il Rapporto ACI-Istat 2015, presentato ieri a Roma.

In particolare, nel 2015 si sono registrati 1.466 decessi tra conducenti e passeggeri di autovetture, seguiti da motociclisti (769), pedoni (601) e ciclisti (249). Gli operatori di autocarri e motrici deceduti sono stati 157 (il 4,5% del totale), il numero più basso – anche se egualmente infausto e doloroso – dopo ciclomotori (106 morti) e altre modalità di trasporto (71).

Dal punto di vista generale, l’incremento di mortalità non trova corrispondenza nel numero di incidenti stradali, che diminuiscono (173.892 contro i 177.031 del 2014, -1,8%), come i feriti (246.050 rispetto ai 251.147 di due anni fa, -2%). Numeri sempre allarmanti, per non parlare del costo sociale, stimato in 17,5 miliardi di euro.

Il picco degli incidenti mortali è nei grandi Comuni (+9%), dove avviene 1 incidente su 4 totali in Italia. In città si contano ancora il 75% degli incidenti, il 43% dei morti e il 71% feriti. Un dato che porterebbe a scagionare ulteriormente i Tir come principali provocatori di sinistri, non fosse che la maggior parte del traffico merci si svolge in autostrada. È infatti vero che l’aumento dei decessi c’è stato pure in questo caso, anche se in misura minore (+6,3%), ma l’incidentalità è aumentata principalmente sulle tratte autostradali intorno alle città e non sugli spostamenti di lunga percorrenza: A3 Napoli-Salerno, A6 Torino-Savona, A13 Bologna-Padova, A14 Diramazione per Ravenna, A18 Catania-Siracusa, A24 Penetrazione Urbana di Roma, Tangenziale di Milano e Tangenziale di Torino.

Sotto accusa è quindi soprattutto l’incidentalità giovanile, visto che la fascia più a rischio è quella dei giovani tra 20 e 24 anni (282 vittime).

Per quanto riguarda le principali violazioni, nel 2015 sono state la velocità (2.660.547), l’assenza di copertura RC-auto (195.069), il mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (189.096), l’uso del telefono alla guida (148.674). Anche in questo caso si tratta di infrazioni non specifiche dell’autotrasporto.

Guardando invece alle norme più connesse con il trasporto merci, le infrazioni più numerose riguardano il rispetto dei tempi di guida e di riposo (49.671), il superamento dei limiti di peso del veicolo (41.840) e il trasporto di persone animali e oggetti sui veicoli a motore (12.668). Le violazioni per installazione, alterazione o manomissione del cronotachigrafo  sono state 6.550, per la sistemazione irregolare del carico sui veicoli 7.602 e per il trasporto di merci pericolose 2.104.

Con questi dati si allontana così sempre di più l’obiettivo UE di dimezzamento dei morti stradali nel periodo 2011-2020. Dal 2010 la riduzione media annua del numero di vittime della strada nella UE28 è stata del 3,6%, ben al di sotto del 6,7% necessario e anche se il nostro Paese si posiziona nella media (-16,9% tra il 2015 e il 2010 in Italia e -16,8% media UE28). 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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