Tre giorni di sciopero per il mancato rinnovo del contratto collettivo del settore trasporto merci e logistica. Il primo, quello del 27 ottobre, se n’è già andato e riguardava le attività legate a servizi di pubblica utilità, come i trasporti di carburante, di farmaci, prodotti alimentari e animali vivi. Com’è andata? Come sempre, in questi casi, dipende tutto dai punti di vista.
Quello della Filt CGIL riferisce di «adesioni che vanno dall’80% fino a raggiungere, salvaguardando i servizi minimi essenziali previsti per legge, la totalità dell’astensione dal lavoro».
Le adesioni maggiori, secondo il sindacato, «si registrano in Piemonte, ad Arquata Scrivia presso la raffineria, in Liguria alla raffineria di Vado Ligure (Savona), in Lombardia presso la raffineria di Sannazzaro (Pavia) ed i depositi di carburante di Lacchiarella, Pregnana e Arluno (Milano), in Veneto a Porto Marghera dove è fermo il petrolchimico, in Emilia Romagna presso l’area di carico Petra del porto di Ravenna, in Toscana presso raffineria Eni di Livorno e ad Calenzano (Firenze) presso il deposito Eni, in Sicilia nell’area industriale di Siracusa ed in Sardegna al porto di Cagliari ed a Porto Torres (Sassari)».
La segretaria nazionale della Filt Cgil, Giulia Guida, sottolinea come lo sciopero «rappresenta un primo importante risultato da parte del personale viaggiante dell’autotrasporto, a sostegno di un rapido e positivo rinnovo del contratto nazionale unico di settore della Logistica, Trasporto Merci e Spedizione e contro le richieste delle parti datoriali sulla riduzione di diritti acquisiti, dei salari e delle attuali tutele contrattuali in merito a indennità di trasferta, quattordicesima e ferie».
Tutt’altro il punto di vista di Conftrasporto, che contraddice fermamente le dichiarazioni della Filt, parlando di «disagi addirittura impercettibili», di «aziende che hanno lavorato normalmente», di una «distribuzione delle merci che non ha subito alcun impatto. Il traffico lungo le strade e autostrade dei mezzi pesanti ne è una chiara testimonianza».
Conftrasporto, poi, smentisce pure quanto riferito dai sindacati rispetto alle presunte richieste delle associazioni dei datori di lavoro: «Da parte datoriale – specifica un comunicato – non sono mai e proprio mai stati messi in discussione diritti già acquisiti contrattualmente. La perdita della 14esima, oggi riconosciuta ai lavoratori, sembra proprio un mezzuccio che il sindacato utilizza per garantirsi un seguito allo sciopero».