La prima notte trascorsa nella cabina di un camion non la si scorda mai. È un concentrato di felicità, di euforia, di passione che svanisce con l’alba, quando le tenebre se ne vanno e rimani da sola in quell’area desolante, priva di tutto quanto serve a una persona per sentirsi tale. Chi l’ha vista una volta, quando immagina che lì trascorrerà un terzo della propria vita lavorativa, vorrebbe soltanto scappare. E chi la guarda da fuori se ne tiene alla larga. Ma se invece che un luogo di sosta fosse concepito come un contesto di socialità? Una tesi su cui lavorare
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