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Sorprese dal Forum di Cernobbio: «I veicoli euro6 in Italia pagano più tasse ambientali dei veicoli euro0»

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Chi inquina paga? È un principio che per l’autotrasporto vale in maniera contraddittoria. Stando infatti a quanto emerge dal Rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio realizzato in collaborazione con Isfort e presentato oggi a Cernobbio (Como) in occasione del 4° Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio, non soltanto l’autotrasporto, con 391mila veicoli inquina 1,3 miliardi, ma paga più di 3 miliardi di accise, con un eccesso di tasse ambientali tra i 4.717 e i 7.570 euro a veicolo, ma la cosa paradossale è che un Euro 6, quindi la tipologia di veicolo attualmente meno inquinante sul mercato, che ha inquinato per un costo di 3.806 euro, ne paga 17.929 in accise ‘ambientali’ e ne recupera 5.473 in rimborsi dallo Stato. Quindi, versa tasse ambientali in eccesso per 8.650 euro. E le cose potrebbero andare anche peggio nel 2019 se, come previsto, i rimborsi si ridurranno da 21,42 centesimi a 18,21 centesimi al litro. D’altra parte le accise pesano 62 centesimi al litro e da quelle sul gasolio lo Stato incassa circa 20 miliardi di euro all’anno. 

Come se ne esce? Conftrasporto-Confcommercio propone, a dispetto delle intenzioni del governo, una riduzione del peso delle accise e la conferma delle risorse a supporto della competitività delle imprese nell’ottica della sostenibilità ambientale e della sicurezza stradale. 

Paolo Uggè, vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio, spiega questo concetto  senza mezzi termini: «Se si rapporta l’inquinamento prodotto da un veicolo di ultima generazione con quello di un veicolo di vecchia generazione e lo si rapporta ai chilometri che percorrono entrambi, si scopre che chi ha fatto gli investimenti per avere un automezzo meno inquinante paradossalmente resta penalizzato». Ma non si tratta soltanto di inquinamento e di rispetto dell’ambiente. Uggè ricorda pure che «un veicolo nuovo, con il sistema di frenata assistita, avrebbe evitato l’incidente di Bologna dello scorso agosto. E in più darebbe beneficio alle casse dello Stato perché farebbe incassare più Iva, ma offrirebbe positività anche a chi costruisce veicoli. Ma qui sembra che si voglia tutelare – sbagliando – chi ha deciso di non essere imprenditore, ma di gestire i servizi a livello locale, percorrendo poche decine di chilometri e non invece chi intende stare in maniera attiva sul mercato». Guardando in concreto alle normative con cui riequilibrare le contraddizioni sulle tasse ambientali, secondo il vicepresidente di Confcommercio bisogna intervenire su tutte le misure con lo stesso principio con cui negli anni passati si è agito con il rimborso delle accise, tagliando quelle per i veicoli inquinanti fino agli euro 2. «Anche le spese non documentate – spiega Uggè – non dovrebbero essere concesse a chi non dispone almeno di veicoli euro 3. E attenzione non si tratta del conflitto tra artigiani e imprese strutturate, ma di chi ha deciso di rimanere com’è e chi invece intende crescere. E chi ha mezzi euro 0 non vuole crescere, né vuole aiutare il paese a farlo. Anche perché questo paese di risorse non ha ormai tante risorse e se si deve tagliare bisogna farlo con una logica costruttiva premiando chi vuole dare una mano alla nostra economia».

 

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