Il drastico taglio inferto alle deduzioni forfetarie per gli autotrasporto sta scatenando – com’era prevedibile – una ridda di reazioni. Partiamo con Bartolomeo Giachino, ex sottosegretario alle Infrastrutture e oggi responsabile Trasporti di Forza Italia che critica aspramente il fatto che, in «un Paese come l’Italia che, a causa dei ritardi nella definizione di infrastrutture e politiche ferroviarie per le merci, trasporta quasi al 90% della sua economia su camion, iniziare la politica dei tagli dai piccoli padroncini e dalle piccole aziende di trasporto, già danneggiate dalla concorrenza sleale dei trasportatori». Ma soprattutto per Giachino «tagliare i fondi delle spese non documentate, mettere a rischio 62.000 monoveicolari iscritti all’Albo che sicuramente non avranno più il DURC, è un errore grave, da non fare e che rischia di avere conseguenze pesantissime sulla nostra economia nel momento in cui si dovrebbe fare di tutto per farla crescere di più».
Molto diretto anche il giudizio di Lucia Caregnato, presidente neo-eletta di Confartigianato Trasporti Verona, la quale invitando il ministro dei Trasporti alla coerenza, spiega che «se un’impresa ha un bilancio, nel quale inserisce costi e ricavi e fa i suoi conti anche solo per sopravvivere, un governo non può, senza alcun preavviso, cambiare le carte in tavola andandogli a dire: ‘Cara impresa, i soldi su cui facevi affidamento non ci sono più. È inaccettabile!».
Durissimo anche il giudizio di Claudio Donati, segretario nazionale di Assotir, che parla di «decisione intollerabile, frutto di una scelta unilaterale del Governo», che ha smentito «l’impegno a mantenere inalterata l’agevolazione ai trasportatori che guidano direttamente il proprio camion». Le critiche di Donati si rivolgono in particolare al «metodo portato avanti dal Governo che, nel solito balletto delle competenze tra i vari ministeri, ha messo le Associazioni davanti al fatto compiuto».
Il presidente di Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè, sottolinea che, per fare in modo che gli operatori del trasporto crescano, «è necessario mantenere l’entità delle risorse destinate agli investimenti, limitando al minimo indispensabile le eventuali riduzioni. Anche perché è necessario garantire il virtuoso processo di rinnovo del parco circolante con mezzi più sicuri ed ecologici». Uggè auspica che il ministro Delrio «proceda a una rimodulazione degli interventi per trovare le risorse per le spese non documentate in modo da non penalizzare chi, anche se proprietario di un solo veicolo, ha investito sulla sicurezza e nell’ambiente, rispetto a chi invece non lo ha fatto».
Da CNA-Fita, invece, arriva sia un consiglio utile per gli autotrasportatori, suggerito dalla speranza di poter modificare le cose. E il consiglio è quello di battere due strade:
1) riconoscere la deduzione minore subito e di utilizzare in compensazione il credito d’imposta che si genererebbe qualora fossero riconosciute detrazioni più alte;
2) attendere fino al 20 agosto 2015 per calcolare i versamenti dovuti dagli autotrasportatori che hanno maturato i diritti per le deduzioni forfettarie ovvero, per versare le maggiori imposte dovute, qualora si fossero indicati in contabilità gli importi più alti delle deduzioni applicate lo scorso anno.
Ma non è tutto perché la presidenza nazionale CNA-Fita, riunita venerdì 3 luglio, ha deciso che, «qualora non venga rivisto il taglio effettuato dal Governo e dal Ministro Delrio, sulle deduzioni forfettarie, si debba procedere con la proclamazione del fermo nazionale dei servizi dell’autotrasporto, se necessario anche da soli».
Per una formalizzazione dell’azione di protesta, però, così come previsto dagli statuti, Fita deve avere «l’esplicita autorizzazione» da parte della Confederazione CNA, attesa per martedì 7 giugno. Lo stesso giorno in cui si riunirà anche la presidenza Unatras per valutare sul da farsi.
Laconino e senza mezzi termini, infine, il giudizio di Fiap, che si interroga retoricamente su quale sia il fine del governo nell’apportare tagli alle spese non documentate: «Ci si vuole spingere a ogni costo a fare un fermo? Per cosa, poi. Forse per verificare l’effettiva rappresentatività delle associazioni? In passato altri hanno avuto lo stesso atteggiamento fra l’irresponsabile e il provocatorio e ne sono usciti malconci. Se i ministri Delrio e Padoan vogliono provare l’ebbrezza di continuare a trattare con l’autotrasporto utilizzando la tecnica delle dita negli occhi si accomodino pure, non mancheremo di far avere, anche a loro, ciò che van cercando».