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Tarocchi da befana: la calamita blocca-tachigrafo nascosta in una calza

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Le storie sui taroccamenti del tachigrafo sono sempre quelle. Raccontano di persone che, per evitare le registrazioni delle ore di guida, ricorrono a un magnete, spesso azionato tramite telecomando. Il finale, che si scrive quando la polizia stradale se ne accorge, parla di pesanti sanzioni, di fermo del veicolo e, da qualche tempo a questa parte, anche di denuncia penale. Tutti ingredienti presenti anche nella vicenda che si è consumata giovedì 11 gennaio lungo la Valsugana nei pressi di Castelnuovo, anche se stavolta al posto della polizia a individuare un camion sospetto con targa rumena sono stati i carabinieri di Borgo Valsugana. Dopo aver indotto il veicolo pesante a fermarsi in un’area di sosta, gli uomini dell’Arma hanno prima controllato i documenti, risultati regolari, e quindi sono passati alla verifica delle ore di guida. E lì stampando i dati del tachigrafo si sono accorti che il camion risultava fermo

L’autista rumeno ha fatto inizialmente finta di non capire, giustificando la cosa come un improvviso malfunzionamento. Ma ovviamente i carabinieri non hanno “mangiato la foglia” e hanno proseguito l’indagine fino a scoprire sotto l’albero di trasmissione un calzino da donna, di quelli corti che rimangono interni alla scarpa e proprio per questo detti anche “fantasmini”. Era stato accoratamente cucito e chiuso per contenere all’interno il solito magnete. 

L’autista rumeno avrà pensato, magari, di dire che la calamita in quella calza ce l’aveva messa una befana, ma ormai il 6 gennaio era lontano e ha opportunamente taciuto.

Da qui in poi, dopo questo singolare stratagemma, la vicenda ha ripreso il suo consueto svolgimento. Anzi, l’autista è stato almeno in parte graziato, visto che la sanzione si è fermata a 1.800 euro, a cui gli uomini dell’Arma hanno aggiunto il ritiro della patente, il fermo amministrativo del veicolo e la denuncia penale all’autorità giudiziaria per il reato di rimozione degli strumenti idonei a salvaguardare la sicurezza sul lavoro. All’uomo è stato concesso con altri mezzi di raggiungere il confine, ma gli è stato anche vietato di rientrare in Italia fino a quando non avesse saldato il suo debito con la giustizia.

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