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Tir lumaca a Genova il 12 aprile

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Tornano i tir lumaca il 12 aprile. Sfileranno per le vie centrali di Genova fino alla Prefettura, raccogliendo l’invito di Trasportounito, finalizzato a denunciare l’immobilismo delle amministrazioni locali, reputati incapaci di concretizzare progetti fermi da 25 anni e che hanno finito per peggiorare la competitività del porto cittadino, delle imprese di autotrasporto ma in generale della cittadinanza. Ecco perché l’idea dell’associazione è quella di unire in un unico coro di protesta la voce di trasportatori, di lavoratori del porto e della cittadinanza.

“Genova, il porto, la cittadinanza e le oltre 1700 imprese di autotrasporto con 10.000 addetti – afferma Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito e per anni rappresentante nel Comitato dell’Autorità Portuale di Genova – sta pagando un prezzo altissimo che diventerà a breve insostenibile. Le penalizzazioni sulla qualità della vita nei quartieri vicino al porto sono evidenti, come lo è la perdita progressiva di efficienza, velocità commerciali e competitività del porto. Come lo è il rischio ormai tangibile di una delocalizzazione di imprese di autotrasporto (con conseguente perdita di occupazione sul territorio genovese) verso Piemonte e Lombardia”.

L’autotrasporto ha intenzione di denunciare le precise responsabilità che esistono dietro a questo progressivo degrado. Una denuncia che riguarda il progetto dell’autoparco. Prima “collocato” nell’area Colisa, quindi ipotizzato a Campi, quindi a Trasta, ora nelle aree ex Ilva di Cornigliano o vicino all’aeroporto. Con un solo risultato: l’autoparco non esiste. L’unico parcheggio esistente è a Campi, una palude, caratterizzata da voragini nell’asfalto, dalla totale assenza di servizi, da rischi per l’incolumità degli autisti. Il tutto a costi mensili per parcheggiare che sono doppi rispetto a quelli pagati in altri territori.

Trasportounito presenterà lunedì al Prefetto un dettagliato dossier sugli impegni disattesi dalle autorità locali, citando fra l’altro un caso emblematico: un gruppo di autotrasportatori nelle vicinanze di Ponte Etiopia ha finanziato e realizzato un piccolo centro di docce e servizi igienici pubblici, unico al servizio dell’autotrasporto. Risultato:  l’Autorità portuale per cavilli burocratici non si è mai fatta carico di gestire la struttura (per altro automatizzata) e gli autotrasportatori continuano a usare vecchi edifici diroccati come servizi a cielo aperto in condizioni igieniche disastrose.

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