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Arezzo: acquisivano la CQC senza frequentare nemmeno un minuto di lezione

Bastava mettere una firma su un registro… Poi l’autoscuola certificava che chi l’aveva apposta aveva regolarmente frequentato il corso di 140 ore, quando invece si trovava in tutt’altro luogo. Ma polizia stradale e procura di Arezzo hanno scoperto il tutto e denunciato dodici persone. Compresi “falsi” titolari di CQC, ai quali adesso - come più volte chiarito dalla Cassazione - andrebbe sequestrato il titolo

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Chi fa l’autista di professione lo sa: per ottenere la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC) è necessario aver frequentato un corso di 140 ore in presenza presso un’autoscuola. Eppure, in Toscana, per la precisione ad Arezzo, ci sono diversi autisti che sono diventati titolari di CQC senza aver mai frequentato un minuto di lezione. Com’è possibile? Molto semplicemente perché nel ricco campionario delle truffe praticate all’interno delle autoscuole per cercare di prendere una patente senza troppo sforzo, da oggi compare anche quello più banale, ma anche più funzionale possibile: raccogliere firme su un registro per certificare la presenza in aula degli iscritti. E se poi la firma sul registro è presente, ma chi la apposta si trova in tutt’altro luogo, poco importa: l’importante è che l’autoscuola attesti che stava frequentando il corso. È questo il metodo che la polizia stradale di Arezzo ha verificato essere utilizzato all’interno di un’autoscuola della provincia della città toscana. Dopo che le indagini condotte dalla locale procura hanno appurato il meccanismo, sono state denunciate dodici persone. Tra queste ci sono non soltanto i titolari della stessa autoscuola, ma anche tanti “falsi” frequentatori dei corsi che erano diventati titolari della CQC e quindi avevano iniziato a lavorare alla guida di un camion, senza essere mai entrati in un’aula.

Per i titolari dell’autoscuola è iniziata la procedura per sospendere e poi revocare l’autorizzazione della professione, mentre per chi ha acquisito il titolo senza aver dato corso al percorso formativo richiesto dalla legge, il reato indicato più volte dalla Cassazione (più di recente nella sentenza n.25027/2020) è quello di falsa attribuzione del lavoro altrui, che potrebbe comportare – almeno così è avvenuto nella sentenza 42944 – il sequestro cautelare della CQC. La «falsa attribuzione del lavoro altrui», contemplato dalla legge n. 475 del 1925, punisce chi consegue titoli o diplomi senza acquisirli con capacità proprie, ma ricorrendo a un qualche stratagemma.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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