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Ecco le principali sanzioni commesse da autisti di camion: soltanto nello 0,5% dei casi è coinvolta la committenza

Secondo l’elaborazione compiuta da Trasportounito su dati della Commissione per la sicurezza stradale nell’autotrasporto, su circa 60 mila sanzioni soltanto 850 toccano i committenti. Quando invece – sottolinea il segretario Maurizio Longo – «gran parte delle irregolarità producono vantaggi su tempi di consegna, tariffe e condizioni operative, a favore dei committenti, lasciandone però le responsabilità a chi svolge il servizio»

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Sapete qual è la sanzione più frequente tra quelle con cui la polizia stradale punisce gli autisti di camion? Diciamo che è una sorta di testa a testa, ingaggiato dal sovraccarico e dal superamento dei tempi di guida e di riposo, visto che la prima raccoglie 28.407 sanzioni e la seconda 26.906. Seguono più distaccati il superamento dei limiti di velocità con 20.541 sanzioni e la sporgenza del carico con 4.908.

Ma l’aspetto interessante di questi numeri, registrati nei primi nove mesi del 2022 e diffusi dalla Commissione per la sicurezza stradale nel settore dell’autotrasporto, viene sottolineato da Trasportounito che si è accorta che dietro a 60 mila delle sanzioni comminate su un totale di 176 mila controlli effettuati dalla polizia stradale c’è il coinvolgimento della committenza soltanto nello 0,5% dei casi. In numeri assoluti in circa 850. Eppure, in base alle nostre normative il committente è sempre corresponsabile con il vettore e i subvettori per le sanzioni che questi hanno ricevuto per aver violato le norme sulla sicurezza della circolazione stradale, salvo i casi in cui abbia stipulato un contratto scritto. Da qui, Trasportounito fa derivare la conseguenza che di fatto la «corresponsabilità di filiera» continua a non funzionare

Il perché lo spiega bene il segretario generale, Maurizio Longo, sottolineando come «gran parte delle irregolarità compiute durante le fasi dell’autotrasporto producono vantaggi su tempi di consegna, tariffe e condizioni operative, a favore dei committenti del trasporto, lasciandone però le responsabilità a chi svolge effettivamente il servizio con i propri mezzi. I dati sono eloquenti: il 12% dei conducenti non ha rispettato i tempi di guida e di riposo, mentre un preoccupante 11% ha dimostrato irregolarità su pesi, dimensioni e fissaggio del carico». Da tutto ciò emergono – secondo Longo – da un lato «il degrado del settore, costretto a viaggiare sulla soglia costante della precarietà, dall’altro il fallimento di qualsiasi politica di filiera con la conseguenza di relegare l’autotrasporto nell’ultimo anello della catena del movimento delle merci in Italia, e quindi esposto a una competizione estrema che spesso si scarica negativamente sulla strada».

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