L’Italia vorrebbe accelerare per conquistare, tramite le esportazioni, quello che l’economia interna fatica a generare. Ma di tutta risposta il Tirolo frena. È una storia antica, che a intervalli cadenzati si arricchisce di nuovi elementi. E stavolta il freno che arriva dal Land austriaco su cui sfocia il traffico pesante (e non solo) in arrivo dall’Italia prende la forma dei controlli, che diventeranno sempre più stringenti e tecnologici. Prima di capire in che senso facciamo un passo indietro per capire la cornice del discorso.
Quanto valgono i transiti sul Brennero
Per l’Italia, le Alpi non sono soltanto una barriera naturale: sono un ponte economico. Ogni giorno migliaia di camion attraversano i valichi alpini diretti verso il cuore dell’Europa, trasportando merci che fanno muovere l’export nazionale. Tra tutti i passaggi, quello del Brennero è di gran lunga il più battuto, un’arteria vitale per l’economia: mediamente ogni anno il quantitativo di merci che transita da qui balla tra le 50 e le 56 tonnellate e per circa il 75% vengono accompagnate dalla gomma, caricando qualcosa come 2,5 milioni di camion.
Ma all’Austria, e al Tirolo in particolare, tutto questo crea non pochi fastidi, resi assolutamente evidenti tramite una battaglia serrata contro il traffico pesante condotta a colpi di divieti e restrizioni di ogni tipo. Si va dai blocchi notturni ai limiti di circolazione per tipologia di merci o anche detti settoriali.
2024: un milione di controlli e 32 mila sanzioni a camion
Adesso, invece, parte una nuova stagione: quella del controllo sistematico e tecnologico. Pensate che soltanto lo scorso anno nei soli posti di ispezione di Radfeld e Kundl, lungo l’autostrada A12 dell’Inntal, una delle principali direttrici di collegamento tra Italia e Germania, sono stati controllati più di un milione di camion. E nel corso di questi controlli, la polizia tirolese ha rilevato 32.000 infrazioni, vale a dire 10mila in più di cinque anni fa. E tra tutte le violazioni, quasi il 15%, per la precisione 4.500 circa, sono dovute al sovraccarico, infrazione a cui sono spesso esposti i camion italiani che in genere hanno limiti di portata maggiore.
Il messaggio è chiaro: chi attraversa il Tirolo deve essere pronto a rispettare regole rigide e ad affrontare verifiche approfondite. Perché, come sostiene l’assessore ai Trasporti del Land, René Zumtobel, «più severi sono i controlli, meno veicoli in cattive condizioni transitano attraverso il Tirolo».
Investimenti e nuove tecnologie per la sicurezza
Ma questo giro di vite non passa soltanto dalla quantità, ma anche dalla qualità, su cui il Tirolo sta investendo in modo mirato. Il ricordato posto di controllo di Radfeld, per esempio, è oggi al centro di un ampio intervento di ristrutturazione e ampliamento, che ha richiesto una spesa di 3,5 milioni di euro messi sul tavolo dal governo tirolese e dall’ASFINAG, la società autostradale austriaca.
Al termine dei lavori – previsto per il maggio 2026 – al posto di qualche container provvisori, ci sarà un edificio moderno e sostenibile, alimentato da pompa di calore e pannelli fotovoltaici. Ma soprattutto all’interno del posto di controllo ci saranno 34 agenti che potranno contare anche su strumentazione d’avanguardia aggiuntiva, come nuove pese a ponte e per carico assiale, sistemi digitali di monitoraggio e persino un treno di controllo mobile utilizzabile per le ispezioni mirate a verificare gli impianti frenanti e altri componenti meccanici direttamente sul posto.
Kundl, una nuova piazzola per evitare incidenti
Anche nel vicino posto di controllo di Kundl si sta preparando un aggiornamento infrastrutturale: entro il 2026 sarà costruita una nuova piazzola di emergenza con via di fuga, progettata per evitare le pericolose manovre di retromarcia dei camionisti che sbagliano ingresso.
Un intervento dal costo di 420 mila euro, cofinanziato da Land Tirolo e ASFINAG, seguendo la falsa riga dell’intervento realizzato a Radfeld nel 2019.
Se ambiente e sicurezza rallentano la mobilità (UE)
Insomma, l’obiettivo dichiarato dal Tirolo è evidente: rafforzare la sicurezza e di aumentare l’efficienza dei controlli al fine di rendere facile il passaggio soltanto ai «transiti qualitativi», come li definiscono gli austriaci. Ma ovviamente tutto questo, sommato alla politica dei divieti, rischia di creare un qualche rallentamento alla mobilità. E in definitiva anche al nostro export e alla stessa idea di Europa.