Contrariamente a quanto annunciato nei mesi scorsi, i pedaggi autostradali aumenteranno in media dell’1,5% dal prossimo 1° gennaio. L’annuncio è arrivato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e, in particolare, dal vicepremier Matteo Salvini che in una nota ha espresso contrarietà e delusione per una decisione derivata da una determinazione dell’Art, l’Autorità per i trasporti, legittimata dalla pronuncia della Corte Costituzionale che sblocca gli aumenti legati al recupero dell’inflazione per tutte le società concessionarie autostradali per le quali è in corso la procedura di aggiornamento dei relativi Piani Economico – Finanziari. Per le società Concessioni del Tirreno (Tronco A10 e A12), Ivrea-Torino-Piacenza (Tronco A5 e A21) e Strada dei Parchi, in vigenza di periodo regolatorio, non sono previste variazioni tariffarie a carico dell’utenza, in linea con i rispettivi Atti convenzionali vigenti. Una variazione pari all’1,925% è riconosciuta alla concessionaria Salerno–Pompei–Napoli S.p.A. Infine, è riconosciuto un adeguamento tariffario pari all’1,46% per la società Autostrada del Brennero p.A., con concessione scaduta, per la quale è in corso il riaffidamento della medesima (nella tabella tutti gli aumenti).

La Consulta, scrive in una nota il Ministero, “ha vanificato lo sforzo del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, e dello stesso governo di congelare le tariffe fino a definizione dei nuovi pef regolatori”.
La Consulta e il no allo stop agli aumenti
Il percorso che porta a questo esito è partito da molto lontano ed è stato risolto nell’ottobre scorso quando la Consulta ha di fatto determinato la legittimità degli aumenti tariffari più volte bloccati dall’Esecutivo a partire dal 2020 sostenendo come le “disposizioni che hanno rinviato i termini per l’adeguamento dei pedaggi autostradali per gli anni 2020, 2021, 2022 e 2023, in attesa dell’aggiornamento dei piani economici finanziari, sono costituzionalmente illegittime perché in contrasto con gli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione“. Di fatto i giudici hanno accolto il ricorso del Consiglio di Stato che lamentava la lesione della libertà di impresa e dell’utilità sociale di due decreti-legge che rinviavano i termini per l’adeguamento delle tariffe autostradali per gli anni 2020 e 2021. Così la Consulta ha ritenuto illegittimi anche gli stop agli aumenti per il biennio successivo. Il Consiglio di Stato era a sua volta stato chiamato a pronunciarsi sull’impugnazione, da parte di una concessionaria autostradale, di due note del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che non avevano appunto riconosciuto gli adeguamenti tariffari per il 2020 e il 2021.


