«Il presidente di Trasportounito, Maurizio Longo, dovrebbe prendere atto di una realtà innegabile: i forconi stanno sottraendo spazio ai veri problemi della categoria che anche Trasportounito rappresenta. Forse oggi la ripresa del confronto sarebbe la strada da perseguire per rimettere al centro le nostre questioni e per ridare compattezza e forza al nostro settore. Mi auguro che Longo rifletta e compia questo atto di buon senso nell’interesse di tutto l’autotrasporto». Con queste parole Paolo Uggè, presidente di Fai-Conftrasporto, lancia un appello alla principale associazione organizzatrice del fermo e in particolare invita il suo segretario a un gesto di buon senso.
Come risponderà Longo a questo invito? Tutto lascia presupporre che forse il segretario di Trasportounito tenti una qualche carta, come peraltro aveva già fatto sabato 7 dicembre, praticamente alla vigilia dell’avvio del fermo, invitando direttamente il governo a una convocazione, che di fatto non c’è stata. Anzi, lo stesso ministro Lupi ha in qualche modo risposto dicendo che tutto ciò che l’autotrasporto chiedeva lo ha praticamente ottenuto.
A convincere Longo, più che gli appelli di Uggè, potrebbe essere la difficoltà a gestire la situazione. E non a caso nei comunicati dell’associazione si sottolinea sempre l’invito ai manifestanti di tenere la calma e di comportarsi in modo corretto, evitando blocchi e altri comportamenti contrari al codice della strada. Inviti che in effetti sembrano denunciare il timore che la protesta – magari anche soltanto localmente – possa scaldarsi per opera di qualche facinoroso o di qualche “infiltrato”.
Peraltro, nelle prime ore del fermo, quelle che tradizionalmente imprimono il carattere alla protesta e che di fatto creano un effetto traino, sulle strade non si sono registrati grandi disagi o difficoltà e soprattutto – e in questo ha sicuramente ragione Uggè – nei notiziari e in generale sui media, contrariamente a quanto era accaduto all’inizio del 2012, quando Longo salì agli onori della cronaca, a rubare la scena è soltanto il movimento dei Forconi, che nella sinteticità imposta ai mezzi di comunicazione è diventata la sigla identificativa della protesta.