3 anni e 5 mesi: è questa la pesante sentenza di condanna emessa stamattina dal Tribunale di Genova a carico del vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi. I giudici, che hanno assecondato la tesi dell’accusa (incrementando addirittura di un mese la richiesta di pena da parte del PM), si sono convinti del fatto che Rixi, tra il 2010 e il 2012, quando cioè era consigliere regionale e capo gruppo della Lega Nord Liguria, abbia utilizzato fondi della Regione Liguria a scopi privati. Come pena accessoria il tribunale ha anche previsto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il vice ministro, che di fatto è delegato a seguire anche l’autotrasporto merci, è particolarmente vicino al leader leghista Matteo Salvini, che infatti ancora nella prima mattinata aveva ribadito che, in caso di condanna, ne avrebbe respinto le dimissioni. Alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle, invece, si erano già espressi in senso opposto, pretendendo le dimissioni di Rixi – un po’ come era avvenuto per l’altro sottosegretario Armando Siri – sulla scorta di quanto previsto dall’accordo di governo. Pochi minuti fa il pentastellato presidentedella commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, ha scritto su twitter che «Rixi da condannato non può rimanere al Governo».
Qui, però, a differenza del caso di Siri (che peraltro era stato soltanto inquisito e non condannato), i fatti oggetto di sentenza riguardano una stagione precedente a quella di governo. Più precisamente il viceministro risponde dell’accusa di falso per essersi indebitamente appropriato prima di 36.162,49 euro e poi di altre 19.855 euro tramite spese di varia natura non attinenti l’attività e poi imputate alla Regione. Per l’accusa di peculato, invece, risponde, in concorso con Francesco Bruzzone, ex capogruppo consiliare Lega Nord Liguria Padania, e Maurizio Tortorello, ex capogruppo consiliare leghista, per averli favoriti nell’appropriarsi, in maniera analoga, rispettivamente di 9.000 e di 41.000 euro.
Rixi ha respinto le accuse ribadendo di «non avere fatto assolutamente nulla». Il suo difensore aveva chiesto l’assoluzione o, in subordine, la condanna per indebita percezione di erogazioni pubbliche, un reato peraltro già prescritto.
Ma è chiaro che su questa vicenda si giocherà una partita politica con la Lega che, dopo l’esito elettorale, si sente maggiormente in grado di replicare all’alleato M5S, convinto invece a seguire una linea dura e coerente alla propria identità.