Nove volte su dieci quando qualcuno in Italia domanda trasporti ha un unico interesse: spendere il meno possibile. Di conseguenza l’offerta si adegua, risparmiando dove può. Ma in che modo un’azienda di autotrasporto può tagliare i propri costi? Economizzare sul carburante è complicato, salvo affidandosi a gestionali con cui muovere meglio la flotta o formando gli autisti a una guida più economica. Ma chi deve spendere meno per star dentro a una tariffa striminzita, non investe in tecnologia e formazione. Piuttosto acquista gasolio in canali di contrabbando.
E non stupisce che in Italia circoli circa un miliardo di litri carburante irregolare, venduto senza sottoposizione alle accise. Lo stesso dicasi per l’acquisto dei veicoli. I costi negli ultimi quattro anni sono lievitati anche del 30%. Per contenerli ci si può orientare su un usato, facendo a meno di conquiste raggiunte da una tecnologia che evolve giorno dopo giorno. Più spesso si tira il camion fin che si può.
E non stupisce che in Italia il parco circolante abbia un’età media di 14,7 anni a fronte degli 8 di Austria o Danimarca. Per tagliare i costi manutentivi ci sono più strade: ci si può affidare al fai-da-te, ma non è detto che si spenda meno e si faccia meglio; si può ricorrere a soluzioni predittive, intervenendo appena prima che si verifichino guasti, in modo da evitare costi imprevisti e ottimizzare l’uso dei componenti, ma investendo comunque in connettività; si possono tralasciare facendosi un bel segno della croce, ma esponendosi a più probabili rischi di incidenti.
E non stupisce che in Italia, nel 2024, abbiano perso la vita 146 autisti di autocarri, il 30,4% in più rispetto al 2023. Infine, ci sono i costi amministrativi: la digitalizzazione potrebbe restringerli, per lo meno facendo recuperare tempo. Ma è una conquista che non piove dal cielo, a maggior ragione se non ci si investe nulla.

E non stupisce che in Italia solo il 35% delle imprese utilizzi documenti di trasporto in forma digitale e che l’e-CMR sia un’entità sconosciuta. Poi c’è il personale che pesa su un bilancio per più del 30% delle uscite. E qui in tanti ritengono di conquistare tagli rincorrendo la «flessibilità», termine dal suono etereo per chi gestisce un’impresa, ma dotato di un riverbero di precarietà quando giunge alle orecchie di chi lavora. E chi si percepisce precario rischia di perdere motivazione e produttività, rendendo così la flessibilità un gatto che si morde la coda. Paradossalmente chi oltrepassa i confini della legalità ottiene sicuramente risultati più massivi. Lo sanno bene i corrieri e le aziende di logistica inquisite dalla procura di Milano che appaltavano il lavoro a società esterne funzionanti come serbatoi di manodopera. Scatole cinesi al cui interno si perdevano le contribuzioni e chi beneficiava del lavoro e di fatto ne era datore, si sollevava da ogni responsabilità.
E non stupisce che tramite le indagini milanesi siano state regolarizzate circa 49 mila persone. Gli esempi potrebbero continuare, ma il dato è già evidente: chi deve star dentro a una tariffa dimagrita da un tender al massimo ribasso diventa per forza di cose immobile. E a lungo andare, senza far leva sugli investimenti e senza formare nuove competenze, le professioni legate al settore si impoveriscono e quindi nessuno vuole più praticarle.
E non stupisce che in Italia manchino 22 mila autisti di camion, ma analoghe lacune si registrano anche in altri profili professionali.
Stupisce, invece, che in Italia, malgrado il 33% del Pil provenga dalla commercializzazione all’estero di capi di abbigliamento, prodotti agroalimentari, vini e macchinari, non ci si renda conto che questo tipo di export, ritenuto – in quanto «made in Italy» – espressione di ricercatezza e di qualità, non può viaggiare sempre tramite una logistica super economy. È come pretendere di far muovere una regina su un’utilitaria con le gomme sgonfie.
Questo articolo fa parte del numero di settembre/ottobre 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che racchiude un ampio dibattito sul futuro del settore, animato da tanti osservatori e da tanti lettori.
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