Strade bloccate, voli cancellati, milioni di polli e maiali abbattuti per mancanza di cibo, alimenti freschi nei supermercati che scarseggiano, molte scuole e università che sospendono le lezioni. In Brasile un grande sciopero dei camionisti, giunto ormai all’ottavo giorno, sta paralizzando il Paese e provocando in diversi settori economici forti disagi. La protesta è indirizzata contro l’aumento del costo del carburante, a sua volta causato dall’aumento del prezzo del petrolio e dal rapido deprezzamento della valuta brasiliana.
Il Governo carioca ha in realtà risposto ad alcune delle richieste degli scioperanti, abbassando il costo del pedaggio autostradalee garantendo più contratti con lo Stato. Un accordo che sarà molto costoso, da 10 miliardi di reais (2,7 miliardi di dollari). Ma nel frattempo la contestazione si è estesa ad altre categorie di persone e nelle piazze sono comparsi cartelli e scritte che inneggiano alla destituzione del poco amato presidente Michel Temer. A nulla sono valse le minacce di usare l’esercito e nemmeno la promessa che il prezzo del diesel non sarebbe cambiato ogni giorno, come stabilivano le precedenti politiche.
Restano ancora bloccate autostrade come la Fernao Dias o la Regis Bittencourt, nonché il porto di Santos, il più grande scalo marittimo dell’America Latina. Come riporta “Il Post”, secondo il quotidiano brasiliano O Globo, il 55% dei brasiliani non è d’accordo con gli scioperi di questi giorni, anche se il 95% di loro ha detto di disapprovare il modo in cui Temer ha gestito la situazione. Il presidente ha infine annunciato che il suo governo sta preparando un’azione legale per bloccare gli scioperi organizzati dai sindacati dei lavoratori della società Petrobras, che potrebbero aggravare ulteriormente la crisi.