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Siglato un CCNL unico nel trasporto marittimo. Il trasporto merci attende

Il 16 dicembre 2020 a Roma, Confitarma, Assarmatori, Assorimorchiatori e Federimorchiatori hanno sottoscritto con Filt-CGIL, Fit-CISL e Uiltrasporti, l’accordo per il rinnovo di tutte le sezioni del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore marittimo, valido fino al 31 dicembre 2023. Interessa 68.000 marittimi e oltre 8.000 addetti di terra, per un totale di oltre 76.000 lavoratori

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Il settore del trasporto marittimo ha un nuovo contratto collettivo unico, applicabile a tutte le attività (quindi per circa 68.000 marittimi a cui si aggiungono oltre 8.000 addetti di terra, per un totale di più di 76.000 lavoratori) e valido fino alla fine del 2023. È stato sottoscritto ieri sera, 16 dicembre, Confitarma, Assarmatori, Assorimorchiatori e Federimorchiatori insieme a Filt-CGIL, Fit-CISL e Uiltrasporti.

Mario Mattioli, presidente di Confitarma, ha sottolineato come il rinnovo del contratto, nelle attuali condizioni di gravissima difficoltà per la massima parte delle imprese armatoriali, rappresenti una sfida per tutto un settore che decide di investire sul proprio futuro nella convinzione di essere un segmento strategico dello sviluppo del Paese. «L’Avviso comune condiviso con le OO.SS., contenente alcune importanti proposte per il Governo, è la dimostrazione di relazioni industriali mature e responsabili. Se tali proposte verranno prese in considerazione, potranno dare nuovo e ulteriore slancio all’occupazione marittima italiana»
Stefano Messina, presidente di Assarmatori, sottolinea la capacità delle parti di superare «con forte senso di responsabilità» i momenti di forte tensione esistenti, dovuti a un periodo di crisi senza precedenti sul piano economico, ma più complessivamente sul piano sociale. «L’aspetto economico – aggiunge – non è l’unico segnale di svolta di questa intesa tra imprese e OO.SS.: per la prima volta, infatti, il settore del lavoro marittimo sarà regolato da un unico contratto, a conferma di un’unità sostanziale del mondo armatoriale di fronte alle sfide fondamentali per il settore marittimo e per l’economia nazionale».
Da parte sindacale, invece, Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, definisce il contratto «un altro buon risultato tanto più importante in quanto conseguito in un periodo difficilissimo come quello che stiamo vivendo».

Monica Mascia, invece, segretaria nazionale Fit-Cisl, sottolinea il fatto che «non è solo un rinnovo ma anche una semplificazione, con l’allineamento di due contratti, e un aumento salariale in un periodo di scarsità di risorse, soprattutto se si considera quanto è stato colpito il settore, con in particolare il comparto delle crociere quasi annichilito. Il CCNL unico, tra l’altro, prevede, per la platea dei marittimi interessati, l’irriducibilità salariale e il mantenimento delle condizioni di miglior favore livellando tra tutte le lavoratrici e i lavoratori le tutele e i diritti complessivamente intesi».

A tutto questo poi, sottolinea Vincenzo Pagnotta, coordinatore nazionale Fit-Cisl per il Trasporto marittimo, va aggiunto «un altro importante successo a tutela dei marittimi, ovvero la legge 77/2020 che ha vietato l’autoproduzione, ossia il ricorso da parte degli armatori ai propri dipendenti per svolgere attività, che per motivi di sicurezza sul lavoro sono di stretta competenza dei portuali, allo scopo di risparmiare sul costo del lavoro.

L’impegno di tutti i sindacati però non termina qui. Lo stesso Pellecchia ribadisce che adesso, insieme a Filt-Cgil e Uiltrasporti, si porterà avanti il dialogo con il Governo su una serie di aspetti che riguardano «la sburocratizzazione della formazione obbligatoria, che deve essere a totale carico economico delle società armatoriali; una semplificazione normativa per tutto il trasporto marittimo; la riforma del collocamento della Gente di Mare, che veda un’anagrafe nazionale aggiornata in tempo reale con la registrazione di tutte le certificazioni in possesso; l’inserimento della clausola sociale nei bandi di gara per l’assegnazione delle concessioni marittime, a protezione di tutto il personale dipendente come garanzia e tutela di tutti i posti di lavoro; il riconoscimento del lavoro marittimo come usurante, oltre che il necessario sostegno legislativo propedeutico a superare le difficoltà determinate dall’emergenza pandemica e non solo». Tutti per i quali è stato tenuto aperto un canale negoziale e che le condizioni generali non hanno permesso di risolvere in questa tornata contrattuale.

Ricordiamo infine che nell’intero settore dei trasporti sono scaduti da tempo molti altri contratti collettivi, primo tra tutto – nel dicembre 2019 – quelli della Logistica-Trasporto merci-Spedizioni. A questo vanno aggiunti quello degli Autoferrotramvieri-internavigatori, Mobilità/Attività ferroviarie e Tpl, Porti, Servizi ambientali, ecc. «Parliamo di CCNL – ha commentato al riguardo Pellecchia – che riguardano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che durante la pandemia hanno garantito la mobilità di persone e merci assicurando soprattutto la distribuzione di farmaci e generi alimentari. Non è questo il trattamento che meritano dopo i sacrifici che hanno fatto durante il lockdown e che stanno facendo tuttora».

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