L’autotrasporto spagnolo continua a far parlare di sé. Dopo l’agitazione di fine anno che aveva indotto il governo ad approvare una analitica riforma del settore, dopo il rinvio della norma che introduce l’obbligo di alcolock (il sistema alcoltest che blocca il motore in caso di alcoltest positivo), adesso le principali associazioni di categoria, capitanate da Fenadismer e in rappresentanza di circa 3.500 aziende di autotrasporto, hanno intentato una maxi azione legale contro le compagnie petrolifere, accusate di aver praticato in Spagna dei prezzi alla pompa più elevati di quelli di mercato. In pratica le associazioni dell’autotrasporto chiedono più di 100 milioni di euro perché, dai rilievi condotti dalla Commissione Nazionale della Concorrenza – che già nel luglio 2009 aveva sanzionato tre compagnie petrolifere attive in Spagna (Repsol, Cepsa e BP) per pratiche anticoncorrenziali – e da quelli delle Commissioni di Sorveglianza, emergerebbe un regolare aggiramento delle regole anticoncorrenziali, attuato tramite accordi o cartelli con cui viene fissato un prezzo di vendita del carburante più alto di quello di mercato, così da mettere in difficoltà le stazioni di servizio indipendenti e, di conseguenza, penalizzare gli autotrasportatori e, più in generale, gli utenti della strada.
Stando ai documenti prodotti dalle associazioni di categoria, sarebbe esemplare in tal senso quanto avvenuto nei primi mesi di pandemia quando, malgrado a livello internazionale si registrasse una flessione netta del prezzo del petrolio superiore al 60%, in Spagna i prezzi alla pompa andarono giù di meno del 10%.
La causa è stata intentata davanti ai tribunali commerciali di Madrid e Castellón e chiede formalmente il risarcimento di quanto pagato in più dagli autotrasportatori nel corso degli ultimi anni. Nei prossimi mesi, però, si prevede di aprire altri fronti processuali in diversi contesti territoriali, in modo da dare la possibilità di aderire anche agli autotrasportatori rimasti esclusi.