Le differenze di costi tra imprese di autotrasporto dell’Est e quelle dell’Ovest hanno innescato in Europa una competizione all’ultimo ribasso, con le seconde che accusano le prime di attuare una concorrenza sleale. Per mettere un freno a questa situazione diversi Stati europei avevano intrapreso azioni solitarie e poco efficaci. Molto meglio ragionare con un orizzonte più allargato e maggiormente in grado di tutelare l’impalcatura comunitaria. Ecco perché il pomeriggio del 31 gennaio, su iniziativa del ministro dei Trasporti francese Alain Vidalies (che in una conferenza stampa margine dell’iniziativa ha detto senza mezzi termini che «i conducenti di veicoli pesanti sono diventati schiavi della strada»), si sono incontrati a Parigi rappresentanti di nove paesi della vecchia Europa (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Lussemburgo, Norvegia e Svezia), compresa l’Italia – presente con il sottosegretario ai Trasporti Simona Vicari (la terza da sinistra nella foto) – per sottoscrivere un’intesa finalizzata proprio a definire una posizione comune nella politica europea relativa a cabotaggio stradale, tempi di guida e di riposo e professionalità degli autisti, ma anche a sconfiggere dumping sociale e concorrenza sleale e a lanciare un segnale alla Commissione europea che entro maggio dovrà proporre una revisione della legislazione comunitaria del settore che a questo punto dovrebbe rallentare il processo di liberalizzazione del mercato dei trasporti su strada. Già da queste intenzioni di principio si intuisce che c’è la volontà di fare seriamente. E una conferma la si trova anche all’interno del documento si individuano le modalità con cui dare attuazione a queste finalità e si indicano in particolare otto specifiche misure. Passiamole in rassegna velocemente per rendersene conto.
LE OTTO MISURE DA PRENDERE
La prima misura sancisce e mira a tutelare il diritto dei conducenti a trovare un equilibrio tra tempo dedicato all’attività professionale e tempo da ritagliare per la vita privata. In tal senso si propone di vietare il consumo del riposo settimanale lungo all’interno della cabina (come peraltro ha già fatto la Francia) o di promuovere l’adozione di pratiche che facilitino il rientro a casa del conducente impegnato molto all’estero e di prevedere sanzioni per quelle aziende che non dispongono di un’organizzazione del lavoro adeguata a osservare le normative europee.
La seconda misura è una vera e propria dichiarazione di guerra finalizzata, tramite specifica normativa comunitaria, a contrastare il ricorso (come fanno molte imprese dell’Est) a veicoli al di sotto delle 3,5 tonnellate per effettuare trasporti internazionali e di cabotaggio, evitando così l’obbligo di montare il tachigrafo digitale, di formare gli autisti e di ottenere le autorizzazioni internazionali.
La terza misura mira invece a favorire il ricorso alle lettere di vettura digitali, vale a dire le e-CMR, che avrebbero il vantaggio di velocizzare le pratiche burocratiche e di accrescere la produttività delle aziende, ma anche di accrescere l’efficacia dei controlli.
La quarta misura punta alla creazione di una rete connessa tra tutti gli organi deputati al controllo all’interno dei paesi aderenti, in modo da favorire il passaggio e lo scambio di informazioni reciproche.
Informazioni che tornano nella quinta e nella sesta misura, dedicate rispettivamente al cabotaggio stradale e ai controlli stradali. Rispetto al cabotaggio, infatti, è emersa l’esigenza di disporre di maggiori nozioni e conoscenze rispetto alle scarse disponibili attualmente, che non favoriscono l’elaborazione di una politica comune. Rispetto ai controlli, invece, l’idea è quella di attingere all’esperienza di una serie di enti quali Tispol o il sistema europeo di controllo stradale ECR e da usare anche come stimolo per sviluppare una piattaforma europea contro il lavoro nero.
Anche la settima misura, in fondo, è rivolta a facilitare lo scambio di notizie relativamente però ai controlli doganali e in particolare ci si concentra rispetto alle frodi in materia societaria e a quelle sul tachigrafo. Al riguardo si chiede pure di velocizzare l’introduzione del tachigrafo intelligente.
L’ottava misura riguarda una posizione comune dei nove Paesi all’interno del Forum Internazionale dei Trasporti con cui promuovere l’armonizzazione sociale e contrastare legislativamente il dumping sociale.
I COMMENTI DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA IN ITALIA
Tante e praticamente unanimi i commenti delle associazioni di categoria italiane.
Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto, plaude in particolare all’operato del sottosegretario Simona Vicari: «In tema di dumping sociale siamo sulla stessa lunghezza d’onda. La strada è quella giusta, e tende verso l’armonizzazione delle regole dell’autotrasporto a livello europeo». Più specificatamente Uggè ha elencato la necessità di lavorare per «una migliore qualità dei controlli e un regime di concorrenza leale basato su regole uguali per tutti, dall’alternanza dei periodi di guida/riposo alla formazione, ai compensi, all’accesso alla professione. Soprattutto in questo settore, che lavora attraversando confini, la cooperazione diventa fondamentale».
Anche per il presidente di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani, «finalmente il Governo italiano sembra voler cambiare rotta e sigla un’alleanza con gli Stati europei che difendono gli interessi dei loro autotrasportatori». «Denunciamo da tempo questi fenomeni – continua Genedani – che affliggono la competitività delle imprese di autotrasporto italiane. Su queste piaghe bisogna agire in fretta se si vuole salvare un settore fondamentale per l’economia»
Dello stesso tenore anche il commento del presidente di Anita, Thomas Baumgartner, che esprime apprezzamento per «l’affermazione secondo la quale la liberalizzazione del trasporto stradale non possa essere perseguita se non dopo che sia stata messa in atto un’armonizzazione della legislazione sociale». Baumgartner ha espresso soddisfazione anche per le «politiche del trasporto portate avanti dal governo» apprezzando in particolare «la determinazione, la forza e l’attenzione con la quale il Ministero dei Trasporti e il Sottosegretario Simona Vicari, stanno seguendo questo importante capitolo della vita delle imprese di autotrasporto». Entrando poi nel merito dell’Alleanza sottoscritta, Baumgartner si è detto soddisfatto «della volontà di agevolare l’uso della CMR elettronica (e-CMR) attraverso l’adesione al protocollo aggiuntivo UNECE; riteniamo, infatti, che bisogna essere aperti alle innovazioni e soprattutto a quelle che riducono abusi e illegalità nelle attività di autotrasporto». Sul tema delle autorizzazioni multilaterali CEMT, peraltro Anita, che aveva chiesto l’uscita dell’Italia dal sistema delle Quote, registra una maggiore sensibilità da parte degli altri Paesi firmatari.
Una voce appena appena controcorrente è quella di Assotir, che dal suo sito, pur giudicando «assolutamente apprezzabile» l’iniziativa, aggiunge però che «lo sarebbe stata ancor più se, a cementare questa Alleanza, i Governi e i Ministri che l’hanno sottoscritta, avessero voluto coinvolgere le forze sociali e le rappresentanze di quelle imprese che sono le prime vittime del dumping e della illegalità». L’auspicio dell’associazione, comunque, è «che gli stessi concetti annunciati in modo così enfatico a Parigi, potessero tradursi – cosa che non sempre avviene – anche nella quotidianità della nostra realtà nazionale». In che modo? La risposta di Assotir, qui, torna alla cronaca politica: «Attendiamo di conoscere con interesse come il Ministro Delrio e la Sottosegretario Vicari, cui peraltro UNATRAS ha da tempo richiesto un incontro, vorranno coinvolgerci nell’attuazione del Memorandum e nella “Alleanza dell’Autotrasporto”».