«La nostra società è cambiata e questa mutazione ha avuto un fortissimo influsso anche sul mondo del lavoro in generale e, quindi, in quello interno al nostro settore». Bernardo Cammarata, proprio oggi confermato presidente di Assoespressi fino al 2028, l’associazione aderente a Confetra che rappresenta Amazon Italia Transport, braccio operativo della logistica del colosso dell’e-commerce, non usa metafore o giri di parole. Spiega i concetti in modo diretto rispetto a qualsiasi argomento affronti. Basta chiedergli, per esempio, in che modo si manifesta questo cambiamento e lui parte come un fiume in piena. «È cambiato il modo di approcciare la vita, di organizzarla, di sentirla. 30-40 anni fa la famiglia era il fulcro della società e aveva bisogno di poche cose, come acquistare una casa e avere un lavoro per mangiare. Oggi possedere una casa è visto più come un problema che come un’opportunità e quindi si preferisce andare in affitto. E anche acquistare un’auto, che una volta era quasi un simbolo, oggi sembra quasi un reato e la si prende in leasing o a noleggio perché così si hanno meno problemi con la burocrazia».

I giovani non vogliono lavorare? Forse lo vogliono fare in modo diverso
Ma la cosa che secondo Cammarata è più cambiata è proprio la cultura, l’approccio al lavoro, compreso quello interno al comparto della distribuzione urbana. «I ragazzi che lavorano per le aziende aderenti alla Assoespressi – afferma il presidente – operano per realtà attive per il 90% nell’ultimo miglio: parliamo di circa ventimila furgoni su strada». A guidarli sono spesso giovani di 21, 22, 23 anni che guardano alla professione in maniera completamente diversa rispetto a quella coltivata dai propri genitori. «Per il 35% sono persone attratte dal lavorare soltanto alcuni giorni della settimana, perché così riescono a percepire quei 1.200-1.300 euro al mese che servono per il divertimento. Altre spese non ne hanno perché vivono ancora in casa con i genitori. Un altro 10-15% è composto dai saltuari, da chi cioè fa questo lavoro per qualche mese e poi smette, poi riprende dopo un po’ smette di nuovo. E così di seguito. L’ultimo 40% assorbe quelli che hanno una famiglia e quindi devono lavorare full time per portare a casa almeno i 2.000 euro che guadagna in media un autista di furgoni».
D’altra parte – spiega il presidente – «la professionalità degli autisti per le consegne dell’ultimo miglio di Amazon è poco importante. Quello che conta è l’educazione di come ti presenti al cliente, perché poi tutto il resto lo fa il sistema. Tu non devi fare nient’altro che prendere un pacchetto e darlo al cliente. Mentre in altri trasporti ci sono una serie di attività da svolgere, che presuppongono competenza e conoscenze, qui c’è un sistema che ti dice quello che devi fare».
Lavoro festivo solo volontario e stop alle consegne in caso di allerte meteo
A tutti questi lavoratori si applicherà l’accordo di secondo livello sottoscritto in questi giorni tra Assoespressi e FiltCgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, ricco di molte novità interessanti. Quella che piacere di più al presidente riguarda la possibilità di svolgere l’attività lavorativa nei giorni festivi soltanto su base volontaria: «È un articolo che abbiamo introdotto per limitare un po’ il committente, che vorrebbe consegnare dal mattino alle sette alla sera alle ventidue, tutti i giorni, compreso Capodanno, Natale e Pasqua. Per limitare questa situazione abbiamo deciso che nelle festività possono lavorare solo i volontari. In altri Paesi lavorano tutti i giorni; qui in Italia siamo riusciti a mantenere questo minimo di peculiarità che secondo me è importante. Col passare degli anni diventa sempre più vitale un bilanciamento tra la vita privata e il lavoro. Si deve lavorare per vivere, non per morire».
E sempre con la stessa logica è stata introdotta una riduzione dell’orario di lavoro. «E già la seconda volta che accade – spiega il presidente – perché con la prima stesura dell’accordo siamo passati dalle 44 ore a 42, mentre ora scendiamo a 41. Ce lo possiamo permettere perché la tecnologia ci dà una mano, ci aiuta a semplificare il modo di consegnare e quindi a ridurre il tempo delle consegne».
Ma la novità di maggiore originalità, quella che rappresenta un’autentica «prima» in questo mondo, è la previsione di sospendere il servizio in caso di condizioni meteo pericolose o di allerte. «È vero che questi problemi di allerta rossa ce li abbiamo da anni – sottolinea Cammarata – ma ora sono molto più costanti e localizzati in determinati periodi dell’anno. Quindi bisogna creare qualche strumento che permetta a tutti di poter lavorare in completa sicurezza. E non soltanto per tutelare chi lavora, ma anche le imprese. Molti, infatti, dimenticano che l’incidente di un driver ricade direttamente sul titolare dell’azienda, che è responsabile della sicurezza dei suoi autisti. È per questo motivo che abbiamo voluto inserire nell’accordo che, in determinate situazioni, il servizio si deve fermare. Noi abbiamo vissuto per due anni delle allerte rosse in Emilia Romagna veramente incredibili, alluvioni che hanno bloccato paesi interi. E c’era chi voleva andare a consegnare lo stesso in quelle condizioni. Ora non sarà più possibile grazie al nostro articolo».
A proposito di soldi: 3-4 mila euro in più in tre anni in vario modo
Fin qui il tempo. Ma l’accordo si è molto interessato anche di soldi e retribuzioni. Voce assolutamente preminente visto che – stima Cammarata – «il costo del personaleu pesa per circa il 60-65% su quelli complessivi». E comunque il denaro che andrà a percepire in più un autista del settore potrebbe essere interessante. «Abbiamo aumentato la trasferta di 5 euro al giorno, non tutti in una volta, ma divisi nell’arco di tre anni di vigenza dell’accordo. E si tenga presente che i corrieri hanno un’indennità di trasferta superiore a quella del contratto collettivo. Inoltre, abbiamo incrementato il premio di risultato e, per la prima volta, abbiamo introdotto un premio per gli autisti che non fanno incidenti. Alla fine, a conti fatti, in tasca dei lavoratori andranno quasi 3-4 mila euro in più nell’arco dei tre anni di vigenza, a fronte di una riduzione dell’orario di lavoro. Non è un caso che circa il 91% dei lavoratori ha accettato queste condizioni. D’altra parte, se a me riducessero l’orario di lavoro e mi dessero dei soldi in più sullo stipendio sarei l’uomo più felice del mondo».
«Le consegne tramite drone? Stupidaggini»
Altri aspetti presenti in altri contratti di settore, come per esempio lo smart working, non è stato preso in considerazione, anche perché – scherza Cammarata – «per consegnare un pacco, almeno fino a quando non inventeranno una macchina come lo smaterializzatore di Star Trek, ci vorrà sempre una persona che lo porti al destinatario finale». Sicuramente, invece, cambieranno le modalità di consegna, divenendo sempre più centrali. Ma attenzione: non pensate a consegne tramite droni o cose di questo tipo. «Sono solamente stupidaggini – liquida l’argomento Cammarata. Poi, dopo un attimo di pausa riprende: «Sa quanti pacchi sono stati consegnati negli Stati Uniti fino ad oggi? 890. Praticamente niente».
Flessibilità e puntualità: la vera forza di Amazon
Ma anche se non arriva dal cielo il momento della consegna è fondamentale. Le statistiche dicono che l’85% degli italiani non acquista tramite e-commerce se mancano le opzioni di consegna desiderate. «Non mi stupisce – commenta il presidente – anche perché la forza di Amazon è proprio questa: aver saputo creare una dipendenza del cliente sulla puntualità e sulla diversificazione del tipo di consegna. Le persone, cioè, acquistano su Amazon non perché ha merce più bella, ma per la stabilità, la fiducia e la serietà con cui mantiene le promesse in termini di servizio. La consegna te la fanno nel giardino, sopra la testa, sotto il cane, dove la vuoi. Ovviamente questo è un impegno non indifferente per le aziende che operano per Amazon».
È proprio sulla base di questa fiducia che Amazon è riuscita a ribaltare alcuni momenti o alcune condizioni di vendita un tempo impensabili. «Per esempio – suggerisce Cammarata –è stato il primo operatore a farsi pagare in anticipo. Oggi ci sembra normale, ma all’inizio c’era gente che storceva la bocca, perché aveva dubbi sull’arrivo della merce. Amazon li ha tutti fugati perché non soltanto la merce arriva, ma se il destinatario dovesse lamentare una qualche rottura, gli viene inviato un oggetto sostitutivo prima ancora che termini di denunciare la cosa».
«Il trasporto non si paga? In realtà lo fa il committente (Amazon) e non il cliente»
L’altro aspetto innovativo riguarda il prezzo del trasporto. Qui si cela una sorta di contraddizione, perché se il servizio è preminente rispetto alla merce, dovrebbe valere tanto, mentre invece spesso non viene neppure calcolato. Cammarata minimizza il tema. O meglio lo approccia storicizzandolo: «C’è stato un periodo – durato anche decenni – in cui molte aziende lucravano sul trasporto, nel senso che te lo facevano pagare venti, quando a loro costava cinque. E questo era offensivo nei confronti dei clienti e i trasportatori che lavorano per queste aziende. Adesso, invece, è vero che Amazon ha detto che il trasporto deve costare pochissimo e che il cliente deve pagare il prodotto, ma questo non significa che il fornitore non debba essere pagato; anzi viene retribuito anche bene, per la semplice ragione che il costo del trasporto si fa carico il committente –che è appunto Amazon – il quale non ha alcun interesse a guadagnare sul trasporto».
L’interesse della multinazionale statunitense, invece, è tutto sull’efficienza conquistata, come detto, soprattutto facendo leva sulla tecnologia. Prendiamo per esempio i tempi di attesa al carico? Nel trasporto pesante sono un problema enorme, al quale ha prestato attenzione anche il decreto Infrastrutture in fase di conversione in legge. «Nel mondo della distribuzione dell’ultimo miglio i tempi di carico e scarico sono praticamente zero – afferma Cammarata –. Il carico di un furgone che lavora in Amazon è valutato intorno al quarto d’ora. Per il semplice motivo che tu non carichi pacco per pacco all’interno di un furgone, ma sistemi delle grandi bags di plastica, al cui interno sono già stati inseriti i pacchi usciti dai magazzini di Amazon che sono tutti ipermeccanizzati. Quando poi vai a consegnare, il sistema ti dice in quale sacco c’è il pacco e quindi lo prelevi dalla sacca corrispondente e lo consegni. Quindi anche per lo scarico ci si impiegheranno tre minuti o anche meno. Alla sera quando torni indietro non devi fare altro che lasciare le sacche vuote nel magazzino e andare via. E questo riduce di gran lunga anche le probabilità di commettere degli errori».
«Mancano gli autisti di camion? Ecco perché non mi stupisce»
I parallelismi con la distribuzione pesante, quindi, non reggono, né i termini di retribuzioni, né di tempistiche. Cammarata lo sa e quando gli si sottolinea come sia difficile nel mondo dei camion trovare autisti fa spallucce: «Non mi stupisce: è gente costretta ad andare in giro sulle autostrade italiane dove ci sono migliaia di tratti bloccati da lavori in corso. In più, se ci fossero delle aree di sosta confortevoli, ci si potrebbe almeno fermare e trovare docce o sale ristoro. Invece non c’è niente. E poi non ci dimentichiamo che i grandi imprenditori di mezzi pesanti in passato hanno sempre pagato il meno possibile questi autisti e quindi adesso che non riescono più a trovarne non capisco di cosa si lamentino: ci dovevano pensare quindici anni fa».