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Unatras a Salvini: «Urge ribadire l’inderogabilità delle norme sui tempi di attesa»

In una lettera l'associazione chiede al MIT di ribadire l’inderogabilità delle disposizioni introdotte dal DL Infrastrutture, dopo le interpretazioni contrastanti emerse tra diversi attori della filiera. Nella missiva anche un richiamo al fondo per il rinnovo del parco veicolare e alla delega sul Codice della strada

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Il tema dei tempi di attesa al carico continua a scaldare il mondo dell’autotrasporto. A rilanciare il dibattito oggi è Unatras, che con una lettera indirizzata al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha chiesto una convocazione urgente sul tema e, soprattutto, una presa di posizione ufficiale da parte del ministero per ribadire quanto espresso nell’articolo 4 del cosiddetto «DL Infrastrutture» del 21 maggio 2025, convertito in legge il 18 luglio scorso. Per intenderci, è la norma che ha ridotto la franchigia massima di attesa da 120 a 90 minuti e fissato un indennizzo di 100 euro per ogni ora (o frazione) successiva (qui il nostro articolo di approfondimento).

Al centro della richiesta c’è la questione della derogabilità o meno delle nuove disposizioni relative ai tempi di attesa: un punto che, pur essendo nato per tutelare la parte più debole del contratto – il vettore – sta generando interpretazioni discordanti tra le diverse realtà della filiera.

Unatras ha sottolineato nella lettera che «nelle ultime settimane diverse realtà territoriali ci hanno segnalato interpretazioni, da parte di altri soggetti della filiera, difformi rispetto alla portata ed efficacia di tali provvedimenti, che stanno creando non poca confusione mettendo in difficoltà il contraente debole, cioè l’autotrasportatore». Da qui la richiesta al MIT di «ribadire a tutti i livelli, l’inderogabilità delle norme previste», specificando che esse «non necessitano di alcun provvedimento attuativo» e che la loro efficacia è pienamente vigente.

La posizione di Unatras arriva dopo settimane di confronti accesi sull’argomento. Confartigianato Trasporti, in un’intervista concessa a Uomini e Trasporti, aveva già sostenuto che la norma avesse «carattere imperativo», proprio perché non prevede accordi alternativi tra le parti e che, di conseguenza, eventuali clausole peggiorative nei contratti sarebbero nulle.

Di segno opposto, invece, il parere del giurista Massimo Campailla, docente all’Università di Trieste e partner dello Studio Zunarelli, che sempre in un’intervista per la nostra testata aveva affermato che «deve ritenersi applicabile il principio di autonomia negoziale», aprendo così la porta alla possibilità di accordi diversi.

Oltre al tema dei tempi di attesa, nella lettera Unatras richiama l’attenzione anche su altre questioni aperte: la mancata approvazione da parte del MEF del fondo pluriennale da 590 milioni di euro per il rinnovo del parco veicolare, annunciato dallo stesso ministro Salvini, e la disponibilità a contribuire attivamente, come richiesto dal Ministro, alla delega sulle modifiche al Codice della Strada.

In chiusura, Unatras ritiene fondamentale «riprendere il proficuo dialogo e riavviare il tavolo di confronto periodico tra il MIT e le Associazioni», che Salvini ha sempre auspicato di rendere strutturale.

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