Dopo Unatras, anche tutta la filiera dei committenti legati al trasporto marittimo ha scritto al ministro Salvini per chiedere chiarezza sulle nuove norme che disciplinano le attese al carico e scarico della merce, introdotte dal Dl Infrastrutture. Ancip, Assarmatori, Assiterminal, Assologistica, Confitarma, Federagenti, Federlogistica, Fedespedi e Uniport hanno scritto al titolare delle Infrastrutture, al Viceministro Edoardo Rixi, al Capo di Gabinetto Alfredo Storto e al Direttore Generale Porti Donato Liguori per chiedere “l’apertura urgente di un tavolo di confronto ovvero l’avvio di un dialogo concreto volto a determinare l’individuazione di corrette indicazioni applicative della norma”.
L’interpretazione della norma è attualmente al centro di un acceso dibattito tra chi ne sostiene l’inderogabilità e chi, invece, propende per la possibilità fornita alle parti di contrattare diverse condizioni nell’ambito della relazione commerciale.
Questa volta, invece, il braccio di ferro nasce da un altro punto di vista. Nei giorni scorsi le associazioni dell’autotrasporto ligure hanno preso carta e penna, scrivendo ai caricatori e alla filiera portuale, per ribadire l’inderogabilità dei 90 minuti di attesa, dopo i quali scatterebbe l’indennizzo di 100 euro all’ora. Nella missiva firmata da Allai, Assotir, Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Lega cooperative e TrasportoUnito si fa un passo in più: l’attesa di 90 minuti comprenderebbe anche le operazioni di carico e scarico, comprendendo tutto il tempo che il camion deve stare fermo, e dopo il quale scatta l’indennizzo.
Una visione diversa, per esempio, da quella data da altre associazioni dell’autotrasporto che in diverse occasioni avevano spiegato che per attesa si internde il tempo che il camion è fermo prima che inizino le operazioni da carico o scarico.
Insomma, molta confusione che le associazioni datoriali hanno già avuto modo di segnalare al Mit e che sono alla base dell’insorgere “di problematiche diffuse in ogni contesto della logistica – si legge nella lettera – a causa di una non univoca interpretazione e difformi indicazioni per l’applicazione della norma in oggetto, da cui lo scaturire di contenziosi, discrasie di comportamenti, rallentamenti nelle attività operative e pregiudizio nelle relazioni tra i diversi attori della filiera”.