Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneLogisticaLogistica collaborativa, la filiera dei carburanti insieme contro le miscele accidentali

Logistica collaborativa, la filiera dei carburanti insieme contro le miscele accidentali

Trasportatori, compagnie e impianti di rifornimento stanno testando Mixtake, un progetto nato nell’ambito di Transadriatico con l’obiettivo di prevenire comportamenti scorretti o distrazioni durante le operazioni di carico e scarico alla base di mix di carburanti dannosi per i mezzi e per l’ambiente. E anche per i bilanci delle imprese: un fenomeno in crescita che conta 600-700 casi all’anno e costa al sistema circa 12 milioni di euro. La soluzione, già testata nella rete Vega ed Eni, prevede la sostituzione dei raccordi che non possono essere invertiti durante il carico delle diverse tipologie di carburanti

-

Uno dei primi progetti reali di logistica collaborativa arriva dalla distribuzione dei carburanti dove trasportatori, impianti di rifornimento e compagnie petrolifere si sono messi intorno ad un tavolo per risolvere uno dei problemi più ricorrenti nelle operazioni di carico e scarico, quello delle miscele accidentali. È il caso di NO Mixtake, il progetto nato nell’ambito di Transadriatico, il consorzio guidato da Natalino Mori e specializzato nella distribuzione dei combustibili, presentato da tutta la filiera ieri a Verona nel corso della fiera Oli&nonOil in una fase di test già avanzata. 

L’obiettivo è chiaro: prevenire distrazioni, errori umani e altre contingenze che negli ultimi anni hanno portato a un aumento indiscriminato di queste miscele potenzialmente molto pericolose se per esempio usate in veicoli e mezzi alimentati da altri carburanti, ma comunque dannose per l’ambiente, oggetto di smaltimenti costosi, denunce alle autorità che (a volte) hanno portato anche a procedimenti penali. Ma soprattutto un costo per le aziende. La stima a livello nazionale è di 600-700 casi in un anno che porterebbero a un esborso complessivo di circa 12 milioni di euro. Ogni episodio, infatti, costa circa 20.000 euro che ricadono sul vettore e, in base alle situazioni e/o condizioni contrattuali, anche in parte sul gestore dell’impianto e sulla compagnia petrolifera. Un rischio in forte crescita che pesa anche sul versante assicurativo: le compagnie stanno cominciando a puntare i riflettori sul fenomeno minacciando di non coprirne più i danni. 

La soluzione, già sperimentata in diversi impianti della rete Eni e Vega, è molto semplice e poco costosa. “Lavoriamo sulla qualità del prodotto: azzerare i rischi è una leva commerciale”, spiega Luca Rossi, consigliere di amministrazione di Vega Carburanti, una realtà che alla propria rete, dallo scorso agosto ha aggiunto altri 1.200 impianti Esso, acquistati in cordata con altri imprenditori italiani. “Si tratta – ha detto Mori – di una vera e propria barriera di carattere strutturale e tecnologico”. Il progetto prevede la sostituzione dei raccordi che permettono il collegamento tra il mezzo e i serbatoi di scarico negli impianti con terminazioni maschio e femmina tali che il condotto del gasolio può essere agganciato solo al serbatoio corretto e così anche per la benzina

“Si tratta di una soluzione tecnologicamente valida – ha detto Daniele Fiori, direttore commerciale di Bertani Remo – che ci permette di traghettarci nel futuro”. Dove ci sarà anche una fase più tecnologica, diciamo la parte software del progetto. “Stiamo studiando un sistema – ha spiegato Nicola Zingirian, Ad di Click & Find, uno spin off dell’Università di Padova – che con cellulare Atex sia in grado di tracciare il sistema conservando la prova delle operazioni”. Intanto però la soluzione meccanica è pronta per l’uso a costi molto competitivi: gli impianti di rifornimento dovrebbero cambiare solo l’attacco della benzina con un costo stimato di circa 20 euro a raccordo. “Abbiamo avviato la sperimentazione sulla rete Eni – ha raccontato Mauro Colombo, Direttore tecnico di G&A Spa (Gruppo Gavio) – e abbiamo visto che può essere un aiuto per gli autisti, li aiutiamo a minimizzare il rischio sempre presente quando si svolgono mansioni con eccessiva confidenza”. “Puntare sulla formazione degli addetti diventa quindi fondamentale – secondo Leonardo Falduto, Ad di Falduto Srl – per accompagnare l’attuazione del progetto su dimensioni più ampie”. Infatti, come ha annunciato Lorenzo Castellani, responsabile flotta di B.T Trasporti “abbiamo concluso con buoni risultati la fase di test, ora lavoriamo all’implementazione a livello nazionale”.  

close-link