Dopo mesi di tensioni geopolitiche e di approvvigionamenti incerti, arriva una boccata d’ossigeno per l’industria automobilistica europea. La Cina ha infatti revocato le restrizioni all’export dei semiconduttori Nexperia, aprendo la strada a un possibile allentamento delle misure olandesi che avevano congelato la produzione del gruppo, di fatto bloccando una delle catene di fornitura più strategiche per il settore.
La fine di un braccio di ferro che costava caro all’automotive
Il contenzioso era esploso a fine settembre, quando l’Aja aveva deciso di prendere il controllo di Nexperia– azienda con sede nei Paesi Bassi ma di proprietà della cinese Wingtech Technology – invocando motivi di sicurezza nazionale.
La decisione, fondata su una legge risalente a settant’anni fa, aveva provocato l’immediata reazione di Pechino, che in risposta aveva imposto un blocco alle esportazioni di chip verso l’Europa. Il risultato è stato un rallentamento critico nelle forniture di componenti elettronici essenziali per i veicoli moderni: dai sistemi di gestione dell’alimentazione alle centraline di controllo dei motori, passando per sensori e moduli per la sicurezza.
Un corto circuito geopolitico che rischiava di costare miliardi all’intero comparto europeo dell’automotive, già alle prese con l’inflazione dei costi, la transizione elettrica e i ritardi logistici accumulati dopo la pandemia.
La riapertura dei flussi: segnali concreti
Ora però la situazione si sblocca. Secondo fonti industriali, Nexperia ha ripreso a spedire chip dal suo stabilimento cinese, dopo aver ricevuto una nuova licenza di esportazione. Lo ha confermato Philipp Von Hirschheydt, CEO del fornitore tedesco Aumovio SE, che serve colossi come Volkswagen, Stellantis e BMW.
Il ministro olandese degli Affari economici, Vincent Karremans, si è detto «ottimista» sulla ripresa, lasciando intendere che l’Olanda potrebbe revocare a breve il provvedimento di settembre, pur senza conferme ufficiali.
La distensione ha già ricevuto il plauso della Germania: «Accogliamo con favore l’allentamento delle tensioni e il proseguimento dei negoziati», ha dichiarato Luisa-Maria Spoo, portavoce del ministero dell’Economia tedesco. Anche la Commissione europea segue da vicino la vicenda: il commissario al Commercio Maros Sefcovic è in contatto diretto con le controparti cinesi e olandesi per assicurare una stabilità duratura.
Perché i microchip contano così tanto per chi compra veicoli
Dietro una scheda elettronica c’è ormai buona parte del valore di un mezzo.
Un camion di ultima generazione può contenere fino a 3.000 microchip, necessari per gestire l’alimentazione, i sistemi di sicurezza attiva, la telematica e i dispositivi di assistenza alla guida.
La carenza di semiconduttori – esplosa nel 2021 e mai del tutto rientrata – aveva già costretto diversi costruttori a rallentare o sospendere la produzione, allungando i tempi di consegna dei veicoli nuovi e incidendo sui costi di approvvigionamento.
Per gli operatori del trasporto, questo si è tradotto in attese più lunghe per i mezzi nuovi, difficoltà di programmazione e un aumento dei prezzi dei veicoli industriali. Il ritorno a una maggiore disponibilità di chip, dunque, non è un tema astratto di politica internazionale: ha un impatto diretto sulle flotte e sulla capacità delle imprese di rinnovare i propri mezzi.
Verso una normalizzazione, ma con cautela
La riapertura dei flussi Nexperia è un segnale positivo, ma gli osservatori invitano alla prudenza. Il clima geopolitico resta fragile, e la catena del valore dei semiconduttori rimane esposta a variabili politiche, logistiche e tecnologiche.
Tuttavia, per l’industria europea del trasporto e della mobilità, la prospettiva di una normalizzazione degli approvvigionamenti rappresenta un passo fondamentale verso la stabilità.
Un passo che, se confermato, potrebbe tradursi nel 2026 in una discesa dei tempi di consegna dei veicoli nuovi e in una graduale riduzione dei prezzi legati all’elettronica di bordo — fattori cruciali per un settore che deve conciliare sostenibilità, margini e competitività.
Il caso Nexperia dimostra ancora una volta quanto il mercato dei chip sia diventato il vero barometro dell’economia globale.
E mentre la diplomazia riapre le linee commerciali tra Cina e Olanda, l’autotrasporto europeo può tornare a guardare con un po’ più di fiducia alla strada davanti a sé.


