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Scania chiude il 2025 sopra le attese: mercato stabile, quota solida e servizi sempre più centrali

Dalla normalizzazione delle consegne alla crescita del portafoglio assistenza, passando per l’evoluzione della rete e gli investimenti industriali globali: il punto sull’anno appena concluso raccontato a Trento dal management italiano

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Il 2025 si chiude meglio di quanto Scania stessa avesse ipotizzato. È questo il messaggio che emerge con forza dalla conferenza stampa di fine anno tenutosi presso il quartier generale di Scania Italia, a Trento. Un anno che, più che per exploit improvvisi, va letto come il ritorno a un equilibrio industriale e commerciale dopo le distorsioni degli anni post-pandemia: volumi più coerenti, processi più stabili e una relazione con il mercato finalmente riallineata.

Un anno che restituisce anche una trasformazione più profonda, che riguarda il modo in cui il costruttore svedese presidia il mercato italiano: meno centrato esclusivamente sul veicolo, sempre più strutturato attorno ai servizi.

Un mercato che rallenta, ma non crolla

Ma partiamo dai numeri. Il mercato italiano dei veicoli industriali, secondo le previsioni presentate da Scania Italia durante la conferenza, dovrebbe chiudere il 2025 intorno alle 23.200 unità, in leggera flessione rispetto ai picchi del biennio precedente ma su livelli comunque superiori alla media storica pre-pandemia. In questo contesto Scania mantiene una quota di mercato stimata al 15%, in linea con le performance migliori dell’ultimo decennio.

Nel dettaglio, considerando che negli ultimi vent’anni la quota Scania in Italia ha oscillato in modo significativo, toccando minimi attorno al 10% nei momenti di crisi (come nel 2012) e massimi superiori al 16% nei cicli più favorevoli (come nel 2019 e nel 2024), il 2025 si colloca nella fascia alta di questa forchetta, segno di una presenza ormai strutturale e non più legata solo alle fasi espansive del mercato.

Ordini, consegne e fine del disallineamento

Uno dei temi centrali richiamati in conferenza è quello del disallineamento tra ordini e capacità produttiva, che ha segnato gli anni post-pandemia. Il 2021, infatti, aveva fatto registrare il più alto volume di ordini Scania in Italia nel periodo 2018-2025, ma a quella domanda non era seguita una risposta produttiva altrettanto fluida. Tra il 2023 e il 2024 l’azienda ha lavorato soprattutto per smaltire l’arretrato, in un contesto di ordini in calo.

Il 2025 rappresenta quindi un punto di svolta: il sistema produttivo è tornato a regime, con consegne nuovamente allineate agli ordini e una catena industriale più efficiente. Un passaggio tutt’altro che scontato, se si considera che ritardi prolungati avrebbero potuto in qualche modo «erodere» la fiducia dei clienti. Al contrario, come sottolineato dal management di Scania, la gestione di quella fase critica ha permesso di mantenere volumi significativi e di rafforzare la relazione con il mercato.

La crescita silenziosa (ma costante) dei servizi

Se però c’è un dato che racconta meglio di altri l’evoluzione di Scania in Italia, è quello legato ai servizi di assistenza. Nel 2025 l’azienda ha raggiunto un nuovo record: il 90% dei nuovi veicoli venduti è oggi accompagnato da un contratto di assistenza. Una soglia mai toccata prima, che certifica quanto la proposta Scania sia ormai sempre meno limitata al prodotto e sempre più centrata sulla gestione del veicolo lungo tutto il suo ciclo di vita. Un dato che, come ha osservato con ironia l’AD di Scania Italia Enrique Enrich, racconta di come spesso «il 10% dei veicoli non sotto contratto genera il 90% dei problemi». Ed è proprio su questo terreno che, secondo Scania, si gioca oggi una parte rilevante della competitività.

Il dato del 90% dei nuovi contratti si inserisce tra l’altro in una crescita costante del portafoglio servizi: dal 2012 al 2025 il numero di contratti attivi è passato da circa 3.500 a quasi 15.900, con un’accelerazione evidente negli ultimi anni. Non si tratta solo di un dato quantitativo. L’aumento del portafoglio servizi segnala un cambiamento strutturale: il cliente Scania è sempre meno un acquirente «one shot» e sempre più un partner di lungo periodo. Manutenzione programmata, contratti di assistenza, soluzioni digitali e gestione della flotta diventano parte integrante della proposta, contribuendo a stabilizzare i ricavi e a rafforzare la fedeltà.

È un punto su cui è tornato con forza Enrique Enrich, ripercorrendo i suoi primi cinque anni alla guida dell’azienda: «Una crescita costruita insieme a una rete composta oggi da 117 officine e 18 concessionari, accompagnata da un forte lavoro sulla digitalizzazione e sull’integrazione dei servizi».

Oltre l’Italia: elettrificazione e investimenti globali

Lo sguardo, inevitabilmente, va anche oltre i confini nazionali. Enrich ha ricordato come il 2025 abbia segnato passi avanti importanti non solo nei servizi, ma anche sull’elettrificazione e sulla strategia industriale globale del Gruppo.

In questo quadro si inserisce l’apertura del nuovo stabilimento di Rugao, in Cina, il terzo polo industriale globale di Scania. Un impianto da 800 mila metri quadrati, con una capacità autorizzata di 50 mila veicoli l’anno e un investimento complessivo di circa due miliardi di euro. Il sito servirà principalmente il mercato cinese (oggi il più grande al mondo per i camion) ma anche altre aree asiatiche ed extra-asiatiche. Per Scania la Cina resta un mercato ancora marginale in termini di volumi, ma la nuova fabbrica rappresenta una scommessa strategica di lungo periodo.

Le nomine: continuità e nuovo equilibrio

Il bilancio di fine anno è stato anche l’occasione per ufficializzare un cambio importante nell’organizzazione italiana. Dopo sette anni come Direttore Vendite Veicoli Industriali, Daniel Dusatti lascia l’incarico per assumere un ruolo internazionale nel Gruppo come Direttore Construction, Mining & Forestry.

Al suo posto arriva Michele Marchetti, fino ad oggi Direttore Generale di Scania Commerciale a Trento. Una scelta che va nella direzione della continuità: Marchetti è una figura cresciuta all’interno dell’organizzazione, chiamata ora a guidare la divisione vendite in una fase in cui il mercato non chiede solo volumi, ma capacità di lettura, relazione e visione strategica.

Come ha sottolineato lo stesso Dusatti, il lavoro degli ultimi anni ha trasformato il modo di operare del management italiano, integrando sempre di più veicolo, servizi e processi digitali. Una trasformazione che il 2025 sembra certificare nei numeri e che il 2026 dovrà ora mettere alla prova in un contesto di mercato meno euforico, ma forse più maturo.

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