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C’è disoccupazione, ma è difficile trovare personale: uno dei tanti paradossi del trasporto merci

Un po' come quando piove e contemporaneamente c'è il sole, nel mondo del lavoro capita che la disoccupazione conviva con la difficoltà di reperire figure professionali. Fenomeno tanto più frequente nel trasporto e nella logistica, dove la distanza tra chi domanda lavoro e chi lo offre diviene sempre più ampia. Ma in questo settore il paradosso spesso è la regola: pensate che l'85% dei consumatori italiani rinuncerebbe all'acquisto on line se non trova le condizioni di consegna adeguate. Mentre l'e-commerce cioè fatica a dare valore al trasporto, il consumatore non compra nemmeno se la consegna non è come la desidera

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Ogni tanto capita: piove e contemporaneamente c’è il sole. È un paradosso bizzarro simile a quello a cui si assiste sempre più frequentemente anche sul mercato del lavoro italiano: c’è disoccupazione, eppure si fatica a trovare personale. Cos’è che non funziona? Come spesso accade siamo di fronte a più fenomeni sovrapposti. Innanzi tutto, la tecnologia plasma le professioni, le modifica, spesso le inventa. E quindi costringe ad aggiornamenti formativi non soltanto chi deve ancora accedere nel settore, ma anche chi vi lavora già all’interno. E poi, siamo sempre meno, un po’ perché la demografia sta vivendo un gelido inverno, un po’ perché tanti giovani cercano fortuna in altri lidi.
Trasporto e logistica in tal senso non fanno eccezione. Anzi, essendo settori servili, assorbono dai contesti produttivi e commerciali per cui lavorano tutte le accelerazioni e tutti gli avanzamenti di processo che i tempi impongono. In più, è un settore giovane, al cui interno fino a poco tempo fa si accedeva per esperienza sul campo, transitando per lo più dagli uffici acquisti di un’azienda, senza passare dalle aule scolastiche o universitarie. 

Se si fa un mix di questi e altri fattori ne viene fuori un dato preoccupante: il 75% delle aziende di logistica lavora con organico sottodimensionato. Vale a dire, avrebbe bisogno di più persone, ma non ne trova o quelle che trova non hanno le competenze giuste. Di conseguenza deve spendere di più per cercare di fidelizzare i dipendenti più bravi (e non farli magari tentare da altre aziende), diventa meno produttivo di quanto servirebbe e soprattutto malgrado disponga di un’opportunità per crescere rimane tristemente frenato. Una situazione che in questa fase sta determinando un accorciamento della catena logistica. Prova ne sia che la quota di subappalto, stando a un’indagine condotta dall’Osservatorio Contract Logistic all’interno del mondo FAI, ha perso 13 punti percentuale negli ultimi quattro anni.

D’altra parte, le complessità del settore possono essere messe a fuoco da qualunque punto di osservazione si scelga. Dal punto di vista del carico, per esempio, appare evidente come le modalità per preparare la merce, imballarla e caricarla adeguatamente diventino più onerose. E in molti casi si taglia corto, tanto che, come emerge dai dati raccolti dal Centro Studi Federtrasporti, oltre un sinistro su quattro (il 27%) è causato da «scondizionamento», vale a dire dai danni o dalle perdite subite dalla merce a causa di un imballaggio inadeguato o di un fissaggio scorretto. E quando il fissaggio delle merce viene fatto male anche le responsabilità del vettore diventano più gravose, toccando anche – come ricorda Laura Broglio nel suo reel –risvolti di natura penale.

Ma la complessità emerge pure dal punto di vista di chi domanda trasporti, tanto che nel campo dell’e-commerce l’85% dei consumatori italiani dichiara che abbandonerà l’acquisto se l’opzione di consegna desiderata non è disponibile. Detto altrimenti, rispetto a una tipologia di vendita in cui si fatica a riconoscere il valore del trasporto, la stragrande maggioranza delle persone tende a non acquistare proprio se lo stesso trasporto non è fatto come lo si desidera. E se non è un paradosso questo…

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