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10 domande a… Francesco Musotto

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeFrancesco
CognomeMusotto
Età33
Stato CivileCelibe
Punto di partenzaValsamoggia (BO)
Anzianità di Servizio14 anni
Settore di attivitàfrigo
  • Il tuo primo incontro con il camion?

Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in una famiglia di autotrasportatori, da mio nonno a mio padre, passando per i miei cugini. Il mio primo incontro risale quindi a quando ero veramente molto piccolo, perché in un certo senso è come se avessi avuto da sempre il camion in casa. E quando ho raggiunto la maggiore età, per me è stata una scelta naturale fare questa professione. 

  • Oggi di cosa ti occupi?

Lavoro nella ditta di mio padre, la Topoblack Trasporti. Abbiamo in flotta una decina di camion e guido un Renault Trucks 520 T. In passato abbiamo accumulato grande esperienza nel settore del trasporto cassonato, ma da una decina di anni ci siamo specializzati in quello refrigerato. Svolgiamo sia la fase di carico-scarico presso le piattaforme, sia la distribuzione nei negozi. In genere partiamo da Valsamoggia e copriamo dal nord-Italia fino a Roma.

  • Ti capita spesso di stare fuori?

Dipende. Di solito effettuo trasporti in giornata, ma può capitare che, in una settimana, trascorra una o due notti fuori. Ma non mi pesa. È un lavoro che amo profondamente.

  • La cosa che ti piace di più del tuo lavoro?

Tutto ciò che ha a che fare con il camion, anche le cose più banali. Sostituire una lampadina di un fanale, effettuare una manovra particolare, dedicarmi alla cura del veicolo… ogni piccolo gesto è capace di regalarmi un’emozione.

  • E cosa ti piace di meno?

Il fatto che non c’è molto rispetto tra colleghi o aziende. Trovo che la mancanza di umanità sia uno dei più grandi difetti di questo settore. Se le persone potessero cambiare mentalità, avere maggiore tatto verso gli altri, questo sarebbe sicuramente il lavoro più bello del mondo.

  • Cosa servirebbe per fare questo «salto di mentalità»?

Innanzitutto, una maggiore coesione tra noi colleghi, perché oggi un autista vive con la sensazione di sentirsi sempre come se qualcuno lo stesse fregando, sia che si tratti del datore di lavoro o anche dello stesso padroncino. Ecco perché siamo sempre arrabbiati e frustrati. Basterebbe avere un pizzico in più di buona volontà nel cercare di andare d’accordo, piuttosto che scontrarci. E soprattutto servirebbe studiare, informarsi sui propri diritti, conoscere meglio i contratti nazionali. Mi piacerebbe, in sostanza, che la cultura dell’autista si alzasse di livello.

  • E per avvicinare i giovani al camion?

Migliorare l’immagine del settore in termini di rispetto, dignità della professione, infrastrutture. Penso ad esempio al carico-scarico, dove si sta ore e ore fermi ad aspettare, spesso senza un minimo di servizi. È difficile che un giovane che voglia avvicinarsi a questo mondo riesca a farlo accettando queste condizioni.

  • Molti tuoi colleghi ci raccontano spesso come una barriera per l’accesso alla professione sia il costo elevato delle patenti. Cosa ne pensi?

Non credo sia questo il problema. Una patente costa come qualsiasi altro corso di specializzazione. Se hai disponibilità economica per investire sul tuo futuro, lo fai e basta.

  • Oltre al camion, quali sono le tue passioni?

Mi piace andare in palestra. Sono un grande appassionato di pesistica e bodybuilding.

  • E nel tempo libero?

Nel fine settimana mi piace uscire, stare insieme agli amici e andare in posti dove mangiare bene. Del resto, con il lavoro sedentario che facciamo, prendersi cura del proprio benessere fisico, mentale e sociale è fondamentale.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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