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10 domande a… Mirko Azzini

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CARTA DI IDENTITÀ

Nome e CognomeMirko Azzini
SoprannomeCamionaro pazzo
Età33
Stato civileCelibe
Punto di partenzaMantova
Anzianità di Servizio10 anni
Settore di attivitàProdotti siderurgici, legname
  • Il tuo primo incontro con il mondo dei camion?

Galeotto fu un raduno. Quando ero adolescente un mio amico mi invitò a parteciparvi e proprio lì scoccò la scintilla.

  • Come un amore a prima vista…

Totalmente. Tra l’altro nessuno nella mia famiglia, nemmeno risalendo alle generazioni precedenti, aveva mai avuto a che fare con il mondo dell’autotrasporto. E aggiungo che a 18 anni il mio destino sembrava già segnato, con il diploma di perito agrario in tasca. Ma quel raduno, con tutti quei camion illuminati a festa, mi segnò e mi fece capire cosa volessi fare da grande.

  • Come mai quel soprannome?

Per fare questo mestiere serve una certa dose di «pazzia». Perché è difficile restare in equilibrio tra lo stress, le scadenze pressanti e i ritmi di lavoro frenetici che tolgono tempo alla vita privata. Tuttavia, a me piace questo stile di vita attivo.

  • Di cosa ti occupi esattamente?

Sono dipendente di una ditta del mantovano che trasporta soprattutto materiali del settore siderurgico (tubi, lamiere, coils ecc.) e della lavorazione del legno, ma a volte capita anche il pallettizzato generico. Mi sposto prevalentemente nel Nord Italia, tra Lombardia e Piemonte.

  • Un aspetto caratteristico del tuo lavoro?

Il notevole sforzo fisico. Perché non si tratta solo di star seduti a guidare, ma anche di saper gestire tutte le varie operazioni di carico e scarico: dall’apertura/chiusura dei teloni alla movimentazione di tubi e coils, fino al fissaggio del carico. Compiti che possono risultare piuttosto faticosi.

  • Sei felice del tuo lavoro?

Sì, non lo cambierei per niente al mondo. Se scendessi giù dal camion non saprei cosa fare. Sono orgoglioso e contento di quello che faccio.

  • Cosa ti piace oltre al camion?

La palestra. Cerco di mantenermi in forma andandoci anche fino a quattro o cinque volte la settimana.

  • Quanto è importante avere un camion comodo che ti faciliti nelle tue operazioni quotidiane?

Molto. Anche se penso che sia ancora più importante tutto ciò che sta dietro la cabina. Nel senso che ci vuole un rimorchio ben equipaggiato e funzionale.

  • Quali sono i problemi principali con cui ti confronti ogni giorno?

In primis, le attese allo scarico. A volte capita di aspettare anche fino alle due ore. C’è poi la carenza di personale nelle aziende. Mancano infatti carrellisti e magazzinieri, oppure quelli che ci sono non sono adeguatamente formati. In questo modo si perde ulteriore tempo a spiegare loro quello che c’è da fare. E allora sai cosa accade? Che spesso fai prima a sbrigartela da solo. Questo è un problema di cui non si parla molto ma è di assoluta importanza, perché ha delle conseguenze sulla nostra attività, sull’ulteriore rallentamento dei tempi di consegna, per non parlare delle responsabilità in termini di sicurezza.

  • Se potessi cambiare qualcosa, cosa cambieresti?

Il metodo di selezione del personale viaggiante. Oggi molte aziende, a causa della carenza di autisti, non guardano al di là del mero possesso della patente. Li mettono sul camion e via, senza verificare se sono qualificati e formati. Il problema è che questo è un lavoro che non si può fare «a cuor leggero», ma serve grande impegno e professionalità.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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