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La passione antieuropea dell’Austria per i divieti

Lavoro nel trasporto da tanto tempo. Abbastanza per ricordarmi che, anni addietro, l’Austria impose già dei divieti al nostro autotrasporto, dovendo poi subire una condanna da parte della Corte di Giustizia europea per aver violato i principi comunitari. Stavolta non si sta ripetendo la stessa cosa? E quindi non si potrebbe intraprendere la stessa iniziativa? Chi dovrebbe farlo, le imprese, il nostro governo o gli stessi organi europei?
Danilo M_Verona

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Sono passati oltre 10 anni dai primi divieti settoriali imposti dal governo austriaco agli autotrasportatori italiani per l’attraversamento del Tirolo, mentre risale al dicembre 2011 la prima pronuncia della Corte di Giustizia europea sulla citazione in giudizio dell’Austria da parte della Commissione UE. In quella sentenza – lo ricordiamo – venne stabilito con chiarezza che la decisione austriaca era contraria alle normative comunitarie e rappresentava una misura inappropriata rispetto agli obiettivi ambientali perseguiti.

Eppure, anche negli anni successivi, dimostrando una pervicacia degna di miglior causa e ignorando il parere contrario della Commissione, l’Austria ha introdotto nuovi divieti al trasporto stradale di merci in transito tra l’Italia e gli Stati membri dell’Europa settentrionale (ma non sul traffico di destinazione o di provenienza con l’Austria), fino ad arrivare al «sistema di dosaggio» dei mezzi pesanti adibiti al trasporto di determinate categorie merceologiche posto in essere lo scorso anno e aggravato dal gennaio 2020, con limitazioni estese ad altre tipologie di merci, come carta e cartone, cemento, calce e cereali.

Di fronte a tale situazione, una delle principali associazioni di categoria dell’autotrasporto ha già chiesto alla Commissione UE il deferimento dell’Austria alla Corte di Giustizia per gravi violazioni dei Trattati e del principio della libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico: in effetti, il corridoio del Brennero costituisce una delle vie di collegamento più significative e strategiche del nostro Paese, al punto che, come mostrano i dati Unioncamere, il 70% dell’interscambio commerciale Italia-Europa (circa 500 miliardi di euro l’anno) transita per le Alpi e il Brennero, da solo, ne assorba un quarto, ovvero 2,4 milioni di Tir all’anno.

Quanto alla posizione espressa dal governo italiano, dopo che, a dicembre 2019, la ministra De Micheli ha consegnato alla Commissaria europea per i trasporti, Adina Valean, una nota formale con cui rappresentare le gravi difficoltà provocate agli operatori italiani dalle decisioni assunte dal governo austriaco, lo stesso presidente del Consiglio dei ministri, di fronte al Senato, ha sottolineato l’esigenza che la Commissione europea si pronunci formalmente sui divieti imposti dall’Austria, in quanto «contrari ai principi cardine dell’Unione europea sulla libera circolazione delle merci e dei servizi, nonché in considerazione degli effetti distorsivi della concorrenza», richiedendo anche di valutare ogni possibile e ulteriore azione qualora il governo austriaco intendesse proseguire nei propri intenti. Rispetto a questo passaggio – come opportunamente sottolinea il lettore – si potrebbe riprodurre la stessa situazione di dieci anni fa, quando la Commissione UE, dopo aver condannato i divieti settoriali adottati in Tirolo, ha attivato la procedura conclusasi con la sentenza della Corte di giustizia.

Speriamo che la Commissaria Valean, alla luce dell’inequivocabile violazione della libertà di circolazione, si pronunci al più presto sulla richiesta italiana, ponendo in essere la procedura di infrazione nei confronti del governo austriaco e avviando la citazione in giudizio dell’Austria presso la Corte di giustizia

Speriamo che la Commissaria Valean, alla luce dell’inequivocabile violazione della libertà di circolazione, vale a dire un principio fondante dell’Unione europea, si pronunci al più presto sulla richiesta italiana, ponendo in essere la procedura di infrazione nei confronti del governo austriaco e – salvo ritiro delle attuali misure restrittive – avviando la conseguente citazione in giudizio dell’Austria presso la Corte di giustizia.

Fino a quel momento, però, come auspicato dal governo italiano, l’unica via di uscita rimane quella dell’approccio costruttivo, vale a dire la ricerca di intese che – anche con il supporto della Germania – consentano di adottare misure alternative rispetto alle inaccettabili restrizioni, ma che nello stesso tempo incidano positivamente sull’impatto ambientale in territorio austriaco. Si tratta, cioè, di continuare e intensificare iniziative volte a stimolare la sostenibilità e la sicurezza del trasporto merci, che in Italia già vedono impegnate strutture pubbliche e imprese private, quali il rinnovo del parco veicolare e l’offerta di servizi intermodali strada-ferrovia: per questi ultimi, in particolare, si stanno intensificando forme di collaborazione che vedono impegnate Mercitalia e le società aderenti a Fercargo, da un lato, e alcune fra le più importanti imprese di autotrasporto, dall’altro. Tutto ciò, nell’attesa, speriamo non ritardata da nuovi intoppi (che sembrano profilarsi con le improvvide prese di posizione contrarie della Baviera), della realizzazione del tunnel ferroviario del Brennero entro il 2028, che rappresenta la soluzione definitiva per favorire lo sviluppo sostenibile del traffico lungo il principale asse transalpino.

Clara Ricozzi
Clara Ricozzi
ex direttore di dipartimento c/o ministero Trasporti
Scrivete a Clara Ricozzi: ministerieco@uominietrasporti.it

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