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Sacim, grande assente di Oil&Nonoil: corsa contro il tempo per salvare un marchio storico della meccanica italiana

Ha 105 anni di storia e un futuro garantito soltanto fino all'11 marzo 2026. La Sacim di Cesena, il più antico allestitore di cisterne d'Italia, si trova infatti in stato di insolvenza, anche se il Tribunale di Forlì gli ha autorizzato qualche mese di esercizio provvisorio per cercare una soluzione. E alla fiera di Verona c'era un vuoto incolmabile

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A Verona durante Oil&Nonoil, fiera dedicata a energie, carburanti e servizi per la mobilità, è mancato il più antico allestitore di cisterne d’Italia. Con ben 105 anni di storia industriale alle spalle, e un nome che, per Cesena, rappresenta una parte importante della memoria produttiva del territorio. Parliamo di Sacim, azienda specializzata nella produzione di cisterne per il trasporto di liquidi su strada, mare e ferrovia, la cui crisi è oggi al centro dell’attenzione sindacale e istituzionale dopo che il Tribunale di Forlì, lo scorso 9 ottobre, ha dichiarato lo stato di insolvenza e avviato la procedura di liquidazione giudiziale.

Nonostante il quadro complesso, l’attività prosegue: il Tribunale ha infatti autorizzato l’esercizio provvisorio per sei mesi, fino all’udienza fissata per l’11 marzo 2026. Durante questo periodo i rapporti di lavoro restano attivi e gli stipendi maturati dopo il 9 ottobre saranno garantiti dal curatore, individuato nell’avvocato Michele Sartidi Bologna. Una boccata d’ossigeno temporanea per circa un centinaio di dipendenti, oggi in attesa di capire se vi sarà una via d’uscita industriale per evitare la chiusura definitiva.

Il sindacato Fiom Cgil di Forlì-Cesena segue passo per passo la vicenda, denunciando «un percorso lungo e incerto, che non ha portato finora a soluzioni concrete». L’organizzazione sottolinea come i segnali di crisi fossero evidenti da tempo, ma non siano stati colti in modo tempestivo. «Ancora una volta – osserva la Fiom – il prezzo più alto lo pagano le lavoratrici e i lavoratori, non chi ha preso decisioni sbagliate o chi ha preferito guardare altrove».

Dalla crescita alle difficoltà finanziarie

La Sacim, oggi insediata nella moderna sede di piazzale Arcano, tra Torre del Moro e Diegaro, rappresenta un’eccellenza manifatturiera in un comparto che ha storicamente resistito alle crisi cicliche: la costruzione di cisterne e serbatoi per il trasporto industriale. Negli ultimi anni l’azienda ha mantenuto un attivo patrimoniale medio di circa 30 milioni di euro, a fronte di debiti complessivi per 34,5 milioni. Numeri che, in condizioni operative normali, non metterebbero in pericolo la continuità aziendale.

Le difficoltà, però, affondano le radici nelle scelte immobiliari degli anni Duemila. Nel 2004, Sacim decise di abbandonare lo storico stabilimento urbano – lungo la via Emilia, tra l’ippodromo e San Mauro in Valle – per costruire una nuova sede più moderna e funzionale. Il progetto fu sostenuto da linee di credito bancarie, dalle quali rientrare con la vendita dei terreni dell’ex sede. Ma il destino dell’area cambiò drasticamente dopo il fallimento della società Isol, che nel 2009 avrebbe dovuto realizzare un complesso residenziale e commerciale. Da allora, ogni tentativo di cessione dell’area non è andato in porto, lasciando l’azienda con una pesante esposizione finanziaria.

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