Gli incentivi all’acquisto di veicoli ecologici stanno diventando un argomento ricco di contraddizioni. Sembra, cioè, che spesso si faccia fatica a definire gli obiettivi e poi ad attuarli tramite norme coerenti. Prendiamo per esempio la modifica all’articolo 36 del Regolamento europeo n. 651/2014 sugli aiuti di Stato alle imprese, approvata nella riunione del 9 marzo scorso, che di fatto esclude la possibilità per gli Stati di concedere sussidi ad imprese che investono in veicoli alimentati con LNG. «È un errore che deve essere corretto immediatamente – è il laconico commento di Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto, con delega ai Trucks&Van – in quanto rischia di rallentare concretamente la diffusione delle tecnologie più virtuose per la decarbonizzazione del trasporto pesante».
Il ragionamento di Artusi è lineare e guarda alla realtà circostante. Da una parte, infatti, fa notare che «Paesi come l’Italia, la Germania e la Polonia dimostrano la volontà di approfondire le soluzioni più adeguate a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del sistema dei trasporti, valorizzando i carburanti rinnovabili, come l’HVO e il bio-GNL». Dall’altra parte, invece, riscontra come la Commissione europea, tra l’altro senza alcun confronto con le parti interessate, «limiti le sovvenzioni solo a quelle tecnologie di veicoli a zero emissioni allo scarico, come gli elettrici a batteria o gli ibridi, che però non rappresentano tecnologie sufficientemente mature nel settore del trasporto pesante, penalizzando e precludendo di fatto qualsiasi possibilità di sostegno alle imprese di autotrasporto che invece decidono di investire nell’acquisto di camion a C-LNG e Bio-GNL».
Ma non è tutto perché – ricorda il vicepresidente di Federauto – «tale modifica normativa è in contrapposizione alla politica comunitaria di decarbonizzazione dei trasporti, confermata dal recente documento programmatico ”Green Deal and Industrial Plan“, soprattutto alla luce del fatto che il sistema propulsore dei camion a metano consente già l’utilizzo del bio-GNL a zero emissioni di carbonio».
In realtà, una sorta di scappatoia ci sarebbe. Perché con un’altra decisione bislacca, tramite un’autorizzazione specifica da parte della Commissione, è ancora possibile sostenere investimenti in veicoli commerciali alimentati a C-LNG e bio-C-GNL, a patto però di rottamare veicoli obsoleti, in maniera analoga a quanto prevede peraltro il decreto firmato proprio oggi dal ministro Salvini. Il punto, però, conclude Artusi osservando la realtà dal punto di vista di chi vive all’interno delle concessionarie, «le aziende che oggi investono in camion innovativi e a basse emissioni non hanno più nulla da rottamare. La maggior parte dei camion C-LNG sono acquistati da grandi aziende con moderne flotte di veicoli e spesso vanno a sostituire veicoli giovani (5 anni e 500.000 km) non più adatti a percorrere chilometraggi elevati, ma utili per le aziende più piccole che coprono basse percorrenze, e quindi non possono essere rottamati».
Come se ne esce? Bisognerebbe «correggere immediatamente il tiro – risponde Artisu – includendo a pieno titolo tutte le tecnologie formalmente classificate come “veicoli puliti” tra quelle ammissibili agli incentivi ai sensi dell’art. 36 del Regolamento 651/2014».