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E ultimi vennero gli eccezionali

Mercedes-Benz alza il velo sugli ultimi veicoli rivoluzionati dopo il passaggio all’Euro 6. Sono le versioni dell’Actros e dell’Arocs SLT dedicati ai trasporti più pesanti e non a caso equipaggiate con motorizzazioni che arrivano a 625 cv con una massa complessiva che sale fino a 250 ton

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Il passaggio a Euro 6 ha segnato per la casa della stella una rivoluzione copernicana. A suggellare questo intenso periodo di innovazioni, arrivano due modelli che se non promettono grandi numeri in termini di vendita (l’obiettivo è un centinaio di veicoli all’anno in tutta Europa, in un settore dato comunque in espansione), sicuramente li garantiscono rispetto a potenza e mission. Con i nuovi SLT, Mercedes-Benz ha creato degli specialisti per un segmento impegnativo come quello dei trasporti eccezionali. La progettazione è stata curata dalla divisione CTT della fabbrica di Molsheim, nell’Alsazia francese.

Eccezionali in tutto
Quando le esigenze dei clienti sono le più disparate e i numeri (nel senso di veicoli prodotti) sono bassi, la personalizzazione diventa il plus più ricercato. Da questo punto di vista l’offerta Mercedes-Benz SLT non teme confronti. Il massimo è l’Actros SLT con sospensioni pneumatiche e cabina GigaSpace (o BigSpace) da 2500 mm di larghezza, ma si può optare per l’Arocs SLT con sospensioni meccaniche, disponibile con cabina BigSpace e anche StreamSpace, da 2300 mm di larghezza.
L’Actros SLT è disponibile nelle varianti 6×4 e 8×4 con passi da 3400 o 4000 mm, l’Arocs SLT nelle varianti 6×4, 8×4, 8×6, 6×6 e 8×8 con passi da 3300 a 4850 mm.
A vederli uno di fianco all’altro si apprezza la cura riposta nella ricerca estetica, nella sicurezza e praticità d’uso anche nelle più piccole personalizzazioni come, per esempio, la scaletta che si sfila dalla piattaforma dietro alla torre di raffreddamento sul lato sinistro, per facilitare l’accesso a tutta la complessa impiantistica retrocabina.
Elemento distintivo della gamma è l’elemento centrale del paraurti, con il supporto anteriore per il gancio di traino rinforzato da utilizzare negli interventi di spinta. Invece gli angoli del paraurti e le fiancate, così come i fari e la mascherina del radiatore, sono stati ripresi dal veicolo base.

Quanto serve per far dimenticare il V8
Basta poco per capire che il nuovo OM 473 vuole stabilire nuovi parametri nell’ambito delle motorizzazioni al top di gamma. Del resto, non si poteva scegliere altra via per sostituire il mitico V8, che le norme Euro 6 hanno consigliato di trasformare in questo 6 cilindri in linea di 15,6 l con potenze fino a 625 cv (460 kW) a 1600 giri/min e coppia massima di 3000 Nm, ma che già poco sopra al regime minimo può disporre di circa 2500 Nm, per garantire un’elasticità e una capacità di ripresa straordinarie.
Tre le versioni disponibili: il già citato 625 cv; il 517 cv (380 kW) per 2600 Nm di coppia a 1100 giri; il 578 cv (425 kW) e 2800 Nm a 1100 giri. Caratteristica saliente è l’adozione della tecnologia Turbocompound, cioè una seconda turbina, collocata a valle del turbocompressore a gas di scarico, che sfrutta la temperatura residua dei gas dopo che hanno attraversato il turbocompressore per incrementare ulteriormente l’efficienza del motore.

Una driveline super
Ma il motore non è l’unica novità. L’SLT è il solo trattore pesante stradale a 16 marce, grazie al cambio G 280-16 con comando automatizzato PowerShift 3. I progettisti lo hanno rinforzato e modificato per consentire di scegliere tra due modalità di marcia: “standard”, per i trasferimenti meno impegnativi con l’Ecoroll e attenzione ai consumi, “heavy” con punti di innesto spostati più in alto e cambi estremamente rapidi secondo la coppia richiesta, mentre le marce non vengono saltate. Così l’SLT è in grado di superare anche situazioni molto difficili, come per esempio la partenza con un peso complessivo di 250 t su pendenze del 10%.
Il cambio inoltre riconosce la fase di rilascio in discesa, mantenendo la marcia innestata per favorire la massima potenza frenante del motore e della frizione con turboretarder. Quest’ultima è un’esclusiva della gamma SLT e ha la caratteristica di coniugare le funzioni di una frizione di avviamento idrodinamica e di un retarder in un unico componente.
Di solito la partenza a pieno carico con un trattore pesante stradale richiede regimi compresi fra 1100 e 1300 giri, invece nella frizione con turboretarder viene pompato olio con aria compressa, ottenendo un accoppiamento dinamico tra motore e l’albero di entrata del cambio. Il vantaggio è di avere un accoppiamento dinamico più morbido ed esente da usura, con uno slittamento elevato e una coppia massima del motore che può arrivare fino a 3000 Nm.
Altro elemento di grande importanza per i trasporti eccezionali è il freno motore che qui è a decompressione sovralimentato con una potenza che arriva fino a 475 kW (646 cv); l’attivazione avviene in due stadi tramite la leva di comando sul lato destro dello sterzo che risponde con estrema rapidità.

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